Stanley sogna di servire il proprio paese arruolandosi nell’esercito, invece si ritrova esonerato a causa di un difetto alla vista a servire i clienti in un negozio per la casa. Tutto questo mentre la moglie combatte in Iraq come sergente delle forze armate americano.
Così, quando due agenti si presentano alla sua porta e lui esce trafelato dalla doccia, si intuisce già cosa sta per accadere. Quello che segue, più che la rimozione del dolore, assomiglia alla negazione della realtà. Perché Stanley decide di portare via per qualche giorno le sue figlie Heidi e Dawn, prima di dir loro cosa è successo alla madre.
Se Grace se n’è andata definitivamente, se la moglie-madre-soldato non tornerà più, tanto vale vivere in un limbo di severità irreale. Inizia così un viaggio tra motel, esperienze diverse e supermercati semi deserti che potrà creare un legame più forte tra il padre e le due bambine. Poi, torneranno a casa.
Il regista James C. Strause esordisce dietro la macchina da presa, dopo essersi affermato come sceneggiatore, e cura ogni inquadratura e i dialoghi con estrema attenzione.
John Cusak ha creduto talmente in questo film da produrlo con un budget ridotto all’osso. Il risultato è essenziale ma aggraziato e merita la massima attenzione. Senza sospiri e lacrime fuori luogo.
Per una volta, non aver tradotto il titolo del film, ha forse evitato qualche storpiatura inutile.
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