Una volta Sergio Leone raccontò così, davanti alle telecamere, la sua love story col più magico, tra i luoghi di cinema italiani: "La prima volta che venni a Cinecittà, avevo tredici anni: quando mi si è aperto il cancello, è stato come entrare nella porta della fabbrica dei sogni". Mentre Federico Fellini, che qui girò tanti suoi capolavori, ammise più volte la sua "affinità psicologica" (sono parole sue) con gli studios: "Vi si respira il processo misterioso della creazione...", spiegò a un intervistatore.
Due citazioni nobili - ma gli esempi potrebbero continuare - per celebrare un anniversario tra i più suggestivi dello showbiz nostrano: i settant'anni di Cinecittà, nata nel 1937 a Roma, lungo la via Tuscolana, per volere del Duce. E così oggi, per celebrare il compleanno di questa Vecchia Signora forse un po' ammaccata, ma pur sempre ricca di fascino, il mondo dello spettacolo e quello della politica si incontrano proprio qui, nella sala intitolata a Fellini, per illustrare i festeggiamenti: un superparty con ottocento ospiti vip; un documentario breve, ma molto bello, sui suoi primi settant'anni; premi per i grandi artigiani della settima arte; un francobollo celebrativo; e progetti vari per il rilancio del cinema italiano.
La festa. Si tiene domani, ovviamente all'interno di Cinecittà. Più precisamente, sul set finto-classico della fiction Rome: all'interno, è stata creata una sorta di megadiscoteca con pareti trasparenti, in cui domina il bianco, e con una serie di citazioni da film celebri (dal "Marcello come here" della Dolce vita, al "nulla è più necessario del superfluo" dalla Vita è bella). Tra le presenze, Gabriele e Silvio Muccino, Carlo Verdone, Sophia Loren, e tanti altri. Certo, va detto che il tenere un evento del genere sui luoghi in cui si gira non un grande film, ma una serie televisiva, è anche un segno di tempi: e come tale, può suscitare anche un po' di malinconia.
Il documentario. E' prodotto dall'Istituto Luce, realizzato da Annarosa Morri e Mario Canale, dura dodici minuti, si intitola SETtanta volte SET: rievocazione suggestiva, e inevitabilmente nostalgica, della vita degli studios. Con testimonial eccellenti, alcuni dei quali scomparsi,come Fellini e Leone. E così, sulle note di celebri colonne sonore (Nino Rota, Ennio Morricone, Armando Trovajoli, Andrea Guerra, Pivio e Aldo De Scalzi, Franco Piersanti) vediamo scorrere i dietro le quinte di tante pellicole passate alla storia. E anche tanti volti del cinema mondiale, da Audrey Hepburn a Charlton Heston. Una piccola chicca per appassionati.
I premi. Cinecittà Holding annuncia di aver istituito il premio Cinecittà, tutto dedicato alle figure tecniche e alle maestranze: artigiani, e artisti, che tanto hanno contribuito alla gloria degli studios. A giugno verranno comunicati i vincitori, nelle varie categorie: costumi, scenografia, effetti speciali, make up and hair, organizzatore di produzione, fonico di presa diretta). La giuria è composta da specialisti, tra cui Dante Ferretti, Gabriella Pescucci e Carlo Rambaldi.
Cinema e politica. Se i nuovi vertici di Cinecittà Holding, a partire dal presidente Alessandro Battisti, rivendicano il rigore finanziario e la capacità organizzativa della loro gestione, i ministri Paolo Gentiloni e Francesco Rutelli parlano di come sostenere la settima arte. Il ministro delle Comunicazioni ricorda come i nuovi media "siano sì una minaccia agli asset consolidati dell'industria cinematografica, ma anche un'opportunità"; e poi spiega che il nuovo contratto di programma della Rai prevede un aumento del 60 per cento, nelle risorse destinate proprio al cinema.
ll "miracolo" di Rutelli. Il responsabile dei Beni culturali parla di Cinecittà sottolineando "lo stupore di un luogo dove c'è, e deve esserci, un cambiamento incessante. Un miracolo che dura da settant'anni, una fabbrica di creatività che deve tener conto della concorrenza internazionale, dei mutamenti del mercato, delle novità tecnologiche". E per aiutare il cinema, prosegue il ministro, "la politica deve mettere meno becco becco possibile: il nostro compito è sostenere il cinema, senza condizionarlo in nessun modo". Rutelli sostiene inoltre che questo governo ha "trovato più risorse pubbliche" per il settore. E guarda con ottimismo al made in Italy, visto che le nostre pellicole "hanno raggiunto quota 30 per cento" del mercato. Insomma: Cinecittà rappresenta "un grande orgoglio italiano". Per cui, seppure con un po' di riluttanza, il vicepremier conclude ricordando che la sua nascita, "devo dirlo, fu una grande intuizione del Duce". Più ecumenico di così...
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