Cinema

I baci mai dati

I baci mai dati

I baci mai dati sono quelli che ti sfiorano a pelle nella notte, quando il corpo è quieto e il cuore calmo. Manuela sente una voce, sembra vedere qualcosa, è una ragazzina di tredici anni che vive a Librino, un quartiere in provincia di Catania, dove soltanto un miracolo della Madonna può far sognare e sfogare le più recondite fantasie di arrivismo e di fantasie sessuali di una madre e di un microcosmo che non conosce i valori puri dello stare insieme. Basta poco per far sì che Manuela diventi una “santa” nelle mani del destino, e di tutti coloro che ci sperano. Rita, sua madre, ne fa un commercio, prendendo le distanze da Giulio (Beppe Fiorello), suo marito, e comprensivo padre di Manuela.

A partire dalle suggestive immagini velate e fantasmatiche della scena iniziale, il viaggio di Manuela è un ricco e spiritoso viaggio di formazione brancolando nel sole soleggiante della periferia siciliana, aggrappata al motorino, in balia del vento e delle emozioni dell’adolescenza.

Roberta Torre (anche sceneggiatrice del film), con pregevole e raffinato gusto estetico, affigge il buon gusto e la cura dei dettagli nei dettami rigorosi di inquadrature ed immagini di un formalismo vicino alla pop-art. Caratterizza bene i personaggi (specie la svampita Rita, donna sull’orlo di una crisi di nervi – parafrasando Almodovar - Donatella Finocchiaro), figurativizza i momenti di sogno e sospensione senza moralismi. Dà un ritratto della provincia superstiziosa, come aveva già fatto in parte in altri suoi film ambientati nella Sicilia (nonostante sia milanese), senza intoppi, ma con qualche caricatura di troppo (la brava Piera Degli Esposti e tutto il suo maquillage d’arredi e di look estetici un pò lascia perplessi). L’adolescenza è in perenne fuga (la giovane Carla Marchese ha la faccia adatta), per trasformare il tutto poi, nell’ennesima saga familiare del perdersi e ritrovarsi che sa tanto di già visto. Già visto, ma con più gusto.
Già visto, con classe.