"Ma come, Federico De Roberto, quel galantuomo siciliano di cento e più anni fa, pronunziava davvero le frasi presenti nel film, che sembrano scritte oggi da un tribuno estremista o da un guitto irriverente?"
Questa è la domanda che tutti si potrebbero porre alla fine del film se solo questa non apparisse scritta dal regista proprio all'inizio, in effetti l'attualità e la modernità degli argomenti trattati è davvero incredibile.
Il film, che è una libera trasposizione del famoso e discusso libro di De Roberto noto ai più per esser stato censurato per lungo periodo sia dal clero che dalla classe politica per argomenti scomodi, si svolge a Catania ed è incentrato sull'evoluzione (o sarebbe meglio dire involuzione) della famiglia aristocratica Uzeda a cavallo tra il tramonto del Regno Borbonico e la vigilia del nuovo stato italiano, mettendo alla luce del sole tutte i vizi insiti da tempo immemore nell'uomo, arrivismo, odio e sete di potere.
A dispetto del romanzo (come ci spiega il regista Roberto Faenza) qui è sviscerato in modo più profondo il rapporto conflittuale tra il Principe Giacomo (Buzzanca) e suo figlio il principino Consalvo (Preziosi), partendo infatti dall'infanzia di quest'ultimo e seguendo passo passo tutti soprusi e le punizioni infertegli dal padre, che col passare degli anni pensa addirittura che suo figlio sia un portatore di malocchio e amene calamità.
Fa da sfondo, a questa guerra familiare, un affresco tremendamente cinico e crudele dell'epoca, nel quale non si risparmia nessuno, ovunque regna l'avidità, la corruzione e lo scempio della morale il tutto ovviamente celato da finti sorrisi e belle parole.
Ci sono monasteri all'interno dei quali di notte entrano prostitute travestite da frati, i voltagabbana dei nobili e il loro svolazzare dove tira più forte il vento e ci sono anche caste sociali (si usa il presente perchè sicuramente non è cambiato granchè) dove i valori di base, ovvero la famiglia, gli affetti gli amici vengono sopraffatti e dimenticati da valori ben più ignobili.
Anche il ribelle Consalvo, alla morte del padre, verrà risucchiato in questo vortice di potere e avidità e diventerà simile, troppo simile all'uomo di cui ha sempre odiato il modo di fare, tuffandosi in politica.
Un film godibile, dunque, due ore o poco meno che passano veloci, consigliabile anche a chi (come il sottoscritto) si può far impressionare dal girato in costume, senza guerre o combattimenti epici, ma una cruda e immutabile verità di fondo da un lato e dall'altro i conflitti umani e sociali ben supportati degli ottimi attori, sui quali spicca per vibrante e profonda caratterizzazione del personaggio Lando Buzzanca.
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