Cinema

Il cortometraggio approda alla terza edizione di rendez-vous

Il cortometraggio approda alla terza edizione di rendez-vous

Il programma di cortometraggi presentati a Villa Medici a cura dell'associazione Le videophages di Toulouse (Tolosa) che si occupa della diffusione del cortometraggio, propone una selezione di corto metraggi di animazione e di fiction molto vari e rappresentativi delle diverse aree di settore di ricerca di questa forma di film ancora molto praticata ma che, a differenza che in passato, non viene più programmata nelle sale cinematografiche.

La presenza di cortometraggi che, oltre questo programma specifico,  precedono ogni lungometraggio programmato a Villa Medici è una piacevole inversione di tendenza che speriamo sia contagiosa in Italia come in Francia.

Alcuni membri dell'associazione presenti in sala hanno introdotto ogni singolo cortometraggio dando un'attenzione ai film proiettati che fa toccare con mano la passione e la professionalità con cui svolgono la propria opera di diffusione.

Otto i titoli proiettati che consigliamo vivamente di recuperare, anche su internet (dove sono quasi tutti presenti),  per chi non ha avuto la fortuna di vederli a Villa Medici.

 
Big Buck Bunny

Secondo progetto open movie del Blender Institute di Amsterdam che ha invitato cinque artisti e due sviluppatori software di diverse nazionalità per una residenza olandese di sette mesi per creare un cortometraggio di animazione in 3D usando il software Blender.
Alla guida del progetto
Sacha Goedegebure (che firma la storia e la regia) e Andreas Goralczyk (art direction).
La politica open movie non significa solo aprire al contributo economico di più finanziatori (anche con contributi minimi) ma condividere pubblicamente il film così prodotto. Il film è visibile e scaricabile online all'indirizzo www.bigbuckbunny.org.


Il corto racconta le vicissitudini di un coniglio bianco ciccione  e, nonostante la mole, giulivo, vessato da tre roditori che lo prendono di mira lanciandogli frutti e ghiande e uccidendo le farfalle con le quali Big Back Bunny  gioca, inducendolo, nonostante la sua indole pacifica, alla vendetta.

Trovando una propria autonoma fisionomia nel tipo di animazione inaugurata dalla Pixar  Big Back Bunny sviluppa non solo delle gag visive esilaranti (l'azione che avviene alle spalle dei personaggi, dunque a loro insaputa, ma non a insaputa del pubblico; l'indole ludica di Big Back Bunny che gioca a corda con le liane che intreccia costruire i suoi strumenti di vendetta) ma costituisce un esercizio intelligente di riflessione sulla violenza e la sua rappresentazione.

L'uccisione di due farfalle che vediamo schiacciate da un sasso costituisce il gesto massimo di violenza rappresentata alla quale fa da eco l'apparato di trappole che Big Back Bunny allestisce per vendicarsi dei tre roditori costituito da frecce acutissime, bastoni appuntiti, pietre e tronchi atti a schiacciare i tre roditori la cui pericolosità rimane sempre in potenza perchè non trova mai modo di essere messa in atto (il sasso manca il roditore ciccione, corso dietro una ghianda, il tronco è cavo e non lo schiaccia, etc.).

Le frecce non vengono dirette contro i tre roditori ma contro le liane per liberare un tronco che ha il classico effetto dei corti della Warner degli anni '40 fa volar via il malcapitato senza ucciderlo né ferirlo (Willy il coyote docet).

Anche quando il roditore più cattivo dei tre viene fatto precipitare su una serie di pali appuntiti Big Back Bunny  lo salva in estremis e la vendetta consiste nel trasformarlo in un aquilone (il roditore è uno scoiattolo volante...).

Adatto al pubblico più giovane cui solitamente l'animazione si pensa essere destinata come a un pubblico di adulti Big Buck Bunny fa capire a entrambi come uccidere anche solamente una farfalla sia un gesto violento sgradevole e da evitare.

Un piccolo (per la durata) capolavoro, non l'unico presente nella serata, in una produzione internazionale e non solo francese.



Big Buck Bunny

Script e regia: Sacha Goedegebure (Paesi Bassi)
Direzione artistica: Andreas Goralczyk (Germania)
KLead Artist: Enrico Valenza (Italia),
Animazione: Nathan Vegdahl (USA),
William Reynish (Denmark)
Direttori tecnici:
Brecht van Lommel (Belgio) e Campbell Bar
ton (Australia)
Musiche di Jan Morgenstern (Germania)
Prodotto da Ton Roosendaal (Paesi Bassi)




Le baisier di Stephan Le Lay è un omaggio al cinema muto del quale presenta tutti gli stilemi (bianco e nero, didascalie, formato, musica di commento) che racconta la storia semplice di un incontro in riva al mare tra un uomo e una per il loro primo bacio.
Subito prima che i due possano baciarsi la pellicola si spezza viene incollata col nastro adesivo e rimessa nel proiettore sottosopra. Così l'acqua precipita, la barca pende dal suo ormeggio e l'uomo si abbarbica a uno scoglio tirato giù dalla donna che si è attaccata alla cintola dei suoi pantaloni. Con gesto gentile l'uomo si libera della donna che precipita verso il cielo...

Una idea elegante e ben sviluppata in un corto che sa prendere in giro il romanticismo con una ferocia rivolta purtroppo esclusivamente contro il personaggio femminile.

Le baiser

di Stephan Le Lay | Francia, 2005 | 4’20 |

Les Films du Varech


Tram della ceca Michaela Pavlatova, prodotto dalle francesi Sacrebleu Productions e Negativ è un corto sorprendente per la capacità della sua autrice di inserirsi nella tradizione colta dell'animazione ceca pur distinguendosi con una cifra stilistica personale e inedita. 
Una conducente di tram mentre tanti uomini vestiti allo stesso modo salgono sul tram come in una catena di montaggio timbrando il biglietto tutti nello stesso modo, legge messaggi sessuali in ogni loro gesto. Il biglietto infilato nell'obliteratrice rimanda all'atto sessuale e anche le due leve che la donna manovra per guidare il tram assumono un significato inconfondibile.  L'animazione di Pavlatova riesce ad essere esplicita senza farsi pornografica proponendosi come credibile tributo alle fantasie erotiche femminili (eterosessuali) riuscendo anche a proporre un lieto fine non banale.

Il corto fa parte del progetto SEXPERIENCIES, dedicato all'esplorazione delle fantasie erotiche delle donne.
Un corto dove il sesso è gioioso anche in un contesto sociale di conformismo e ripetizione come quello descritto.

Tram  di Michaela Pavlatova
Francia - Repub-

blica Ceca , 2012 | 7’ | Sacrebleu

Productions, Negativ.


J’ai vomi dans mes cornflakes di Servais Pierrick costruisce il suo racconto a partire da alcune fotografie che vengono manipolate e animate. Ispirandosi al movimento situazionista per il tipo di critica radicale che il corto fa nel dipanarsi della sua storia (i desideri infantili è bene esaudirli subito altrimenti la vita da adulti ci rende aridi e borghesi) J’ai vomi dans mes cornflakes si attesta su una critica moralista che tradisce un certo elitarismo del suo autore che si crede politicamente più impegnato dei suoi simili ma che proprio in questo individualismo di fondo, moralista e privo di qualunque forma di ironia o autoironia, manca di un punto di vista critico sinceramente politico. Interessante da un punto di vista compositivo anche se il digitale permette oggi di ripetere, male, quello che negli anni 70 si faceva bene con attrezzature completamente analogiche.


J’ai vomi dans mes cornflakes  di Servais Pierrick
| Francia, 2005 | 3’35

-Tapas Nocturn.




Copy and Clone di Louis Rigaud è il sorprendete compito di diploma di uno studente dell'École supérieure des Arts décoratifs di Strasbourg che racconta dell'allevamento in serie delle carni bovine paragonato all'uso di un programma informatico.
Sullo schermo di un pc vediamo manipolare icone delle mucche, cambiandone parametri e quantità finché dei virus sempre più potenti mandano in crash il sistema...
Una metafora perfetta tra racconto e sua rappresentazione.


 Copy and Clone di Louis Rigaud | Francia, 2009 | 3’3


Chemin du vent di Annick Hurst

Il 25 marzo del 2004 10 fotografi del collettivo Tendance Floue, Pascal Aimar, Thierry Ardouin, Denis Bourges, Jerome Brézillon, Gilles Coulon, Olivier Culmann, Mat Jacob Lopparelli Philippe Meyer, Patrick Tourneboeuf, hanno scattato diverse fotografie dallo stesso punto di vista di un incrocio di strade o fluviale in altrettanti paesi, nell'arco di 24 ore per la rivista GEO.

Nel 2009
Annick Hurst ne ha ricavato un film di 10 minuti sfruttando la possibilità di sovrapporre le foto, visto che sono prese tutte dallo stesso punto di vista, facendo così apparire e sparire le persone gli oggetti e gli animali che si sono presentate a quell'incrocio, urbano, di campagna o fluviale, nell'arco della giornata.
Una ricerca attentissima della colonna sonora contribuisce a un racconto ad alta densità emotiva nel quale 10 paesi emergono in tutta la propria individualità e varia umanità.
Le foto scattate nell'arco di una giornata sottolineano anche il diverso scorre del tempo a seconda che ci si trovi in un centro commerciale nel Québec o in riva a un corso d'acqua nel Viet-Nam.

Un corto che ci ricorda come la fotografia sia la vera madre del cinema.


Il film è online sul sito ufficiale del collettivo www.tendancefl oue.net


Chemin du vent

Annick Hurst

| Francia, 2009 | 12’ |

Tendance Floue




Corps solidaires (t.l. Corpi solidali) è il titolo indovinatissimo di questo cortometraggio incredibile che con una verità sorprendente affronta un tema di difficile realizzazione con rara efficacia. 

Il corto racconta del corpo sessuato di un giovane ragazzo tetraplegico facendolo diventare soggetto, e non un oggetto da consumare con sguardo malioso o voyeuristico.
Martial un giovane ragazzo tetraplegico per asfissia natale conosce Lucia parrucchiera a domicilio. E' l'inizio di una amicizia fatta di reciprocità. Lucia colpita dalle oggettive difficoltà fisiche di Martial accetta di fargli dei massaggi.

Così Martial scopre il piacere del massaggio e Lucia impara a entrare in relazione con lui.
La decisione di varcare quella soglia di intimità arriva spontanea e niente affatto pietistica, anzi dolcissima e sensuale.


Un soggetto delicato non tanto per la questione in sé ma per la difficoltà di renderla al cinema dove la rappresentazione del corpo sessuato ha dei parametri di bellezza rigidi e codificati,  dove, per esmepio,  l'età e la magrezza sono parametri inviolabili.

Pascal Roy invece permette al pubblico di esplorare il corpo di Martial con lo stesso guardo franco con cui inquadra le nudità di Lucia quando la ritrae a fare l'amore col suo compagno Vittorio. 

Un corpo quello di Martial che al di là delle sue oggettive differenze è vivo e capace di provare piacere esattamente come quello di chiunque altro.
Martial è interpretato da Nicolas Brimeux un attore tetraplegico che si concede a questo ruolo con grande generosità.

Come attore (anche di teatro) Nicolas Brimeux mette a disposzione del perosnaggio il proprio corpo e dunque in scena non vedimo già il suo corpo ma quello di Martial proprio come il corpo nudo della ragazza è quello di Lucia e non dell'interprete.

In questa distanza che c'è sempre tra fisicità dell'attore o dell'attrice e quella del perosnaggio rapprensentato il film si sottrae alla spettacolarizzazione della diversità del copro e trmaite la rappresnetazione del copro sessuato di un ragazzo tetraplegico lo consegna all'immaginario collettivo mostrando il desiderio che perocrre un corpo diverso non per le sue oggettive condizioni fisiche ma diverso dai quei corpi idealizzati che il cinema ci mostra come unici modelli identificativi talmente selettivi da non essere un mezzo per esprimerci o identificarci ma solo dei modelli ideali coi quali mortificare i nostri corpi concreti.

Vedere rappresentato il corpo di Martial fa giustizia a  tutti e tutte restituendoci a una umanità dei corpi diversamente sessuati secondo un esercizio di grande cinema e grande onestà intellettuale. Non un esercizio di ipocrita rinormalizzazione del copro di un tetraplegico ma riumanizzazione del cpro umano e donnano in generale la cui cndizioni vere e non ideali sono molto più vicine a quelle del copro di Martial nella sua specifica condizione di ragazzo tetraplegico che a quelle idealizzate nei film e nelle riviste.

La solidarietà dei corpi non è dunque quella dei corpi delle perosne normali nei confronti dei corpi delle perosne handicappata ma quella nostra di uomini e donne del pubblico contro quell'idealizzazione consumista e sterile che ci umilia e degrada.
Il corpo di Martial è un corpo che desidera e che è desiderabile restituendolo alla dignità della persona cui appartiene, o, meglio, della perosna che è quel corpo, sottratto all'alienazione della mercificazione cunsumistica. Nel ricosncimento deelle reciproce differenze tra il mio corpo e il tuo ne affermiamo la comune matrice di esistenza legittima e priva di pregiudizi.

Potenza del cinema, per giunta di cortometraggio.


Corps solidaires di Pascal Roy
| Francia- 2011 | 31’ | C Ton

Film Productions



La minute vieille è il pilota di una serie tv attualmente programmata  su Arte che vede diverse donne agée raccontare tutte la stessa blague, una barzelletta, sfatando uno dei tante luoghi comuni che pretende le donne di una certa età non avere senso dell'umorismo.

Au contraire.


La minute vieille di Fabrice Maruca

| Francia, 2009 | 2’20 | 



Una serata tra le più interessanti di questa terza edizione di Rendez-vous che con questi otto cortometraggi mostrano un esmepio del fermento che, nonostante la crisi internazionale, anima e sostiene la vita culturale francese.