Journal de France
L'ultima fatica cinematografica di Raymond Depardon, uno dei più importanti fotografi e documentaristi francesi, lo vede oltre che autore, personaggio protagonista, mentre ci racconta del suo modo di fare fotografia.
Realizzato assieme a Claudine Nougaret, documentarista nonché sua compagna di vita, Journal de France è un florilegio degli archivi di Depardon e si offre come magna summa della storia internazionale dagli anni 50 del secolo scorso sino ad oggi così come è stata seguita in una carriera di fotogiornalista che lo ha portato anche in galera - per aver intervistato l'archeologa Françoise Claustre, tenuta in ostaggio da una tribù ribelle nel Tibesti -.
Un film importante che coniuga la fiction dei viaggi solitari da fotografo con materiali d'archivio e di repertorio commentati dalla voce fuori campo della compagna.
Una riflessione elegante sui rapporti tra fotografia e storia, un inno all'impegno e alla memoria storica.
L'autore e l'autrice, presenti in sala hanno risposto alle domande del pubblico rendendo la proiezione un evento unico.
Du vent dans mes mollets già presentato nella sezione autonoma Alice nella città all'ultimo Festival del film di Roma, racconta con un registro iperbolico e divertito le vicissitudini della novenne Rachel e del suo rapporto coi vari personaggi femminili della sua vita dalla nonna (che dorme in camera sua) alla madre (iperprotettiva quanto permissivista) dalla maestra di scuola (che Rachel sorprende a fare sesso con l'istruttore di ginnastica) alla sua compagna di classe Sara che la inizia, suo malgrado, alle parolacce (imparate dal fratello adolescente di Sara che Rachel sogna di sposare) alla psicologa madame Trebla che Rachel vede perchè sua madre è preoccupata che la figlia dorma già vestita e con la cartella sulle spalle.
Un film che indica il peso delle responsabilità dei genitori (delle madri) nei confronti soprattutto delle figlie raccontato con un registro moderno, ironico e ambientato nei primi anni 80 tanto da permettere al pubblico di vedere la materia affrontata dalla necessaria distanza critica.
Un film unico nel suo genere che mostra tra le altre cose, la libertà e autonomia che il cinema francese gode grazie a un sistema produttivo coraggioso e liberale.
Nel film anche uno splendido cameo di Isabella Rossellini.
Je pourrais être votre grand-mère di Bernard Tanguy ci racconta in 19 minuti una storia di grande respiro che avrebbe forse meritato lo spazio e il tempo di un lungometraggio.
Un giovane avvocato rampante dopo essersi reso conto che una donna anziana che mendica sotto casa sua gli ricorda la nonna le regala un cartello con su scritto potrei essere vostra nonna. Il cartello induce i passanti a lasciare qualche moneta e ben presto il giovane si ritrova a scrivere cartelli per tutti i mendicanti del vicinato, rischiando di mettere a repentaglio la sua carriera forense.
Solamente quando il suo operato di volontariato diventa fiore all'occhiello dello studio dove lavora, che ha così un rientro d'immagine, la solidarietà del giovane avvocato diventa strategia agli occhi dei suoi superiori e il ragazzo mantiene il posto di lavoro.
L'idea di partenza del corto è brillante ma in 19 minuti non si possono analizzare le dinamiche di solidarietà tra medicanti o le implicazioni politiche ed economiche sulla migrazione o lo sfruttamento e la sperequazione economica internazionale. Anche il cinismo degli studi di avvocati che si mettono a fare opera di solidarietà per un rientro di immagine e non per una vera a vocazione per il prossimo avrebbe meritato un maggiore approfondimento.
Nel tempo ristretto del cortometraggio tutto resta trattato solo nella superficie (anche se non in maniera superficiale) non traendo tutte le conseguenze del discorso intrapreso.
Il formato in cinemascope e la qualità della fotografia - pulitissima - nonché un certo gusto per il nitore delle inquadrature contrasta con la materia trattata rischiando di banalizzare il portato del discorso verso una estetizzazione dell'immagine che toglie spontaneità al racconto.
L’âge Atomique è un film irriducibile a qualunque catalogazione, fuori formato anche nella sua durata (68 minuti, né lungometraggio né corto) che racconta di una sera parigina di due amici adolescenti Victor e Rainer trascorsa tra la pista da ballo di un locale lungo la Senna, e i banlieu della città con un finale in un parcoosco.
Victor fa una corte sensibile e fuori dall'ordinario a un paio di ragazze che però non cedono alle sue lusinghe. Reiner non cede alla corte di un giovane ragazzo al quale Reiner si rifiuta perchè semplicemente non è il suo tipo.
Abbandonato il locale, dopo una rissa evitata per un soffio con alcuni ragazzi in fila per entrare nel locale dal quale sono appena usciti una ragazza chiede a Victor di accompagnarla a casa ma il giovane declina l'invito per non lasciare Reiner da solo. Prima di addormentarsi in un bosco, scorciatoia verso la casa di Victor dove i due ragazzi sono diretti, Victor e Reiner si dichiarano il loro reciproco amore solidale.
Un film insolito questo con una lavoro particolare sul sonoro (i dialoghi in discoteca non sovrastati dalla musica, che sparisce quando Victor balla con la ragazza che gli piace, in una splendida soggettiva sonora) dai dialoghi rarefatti e assoluti come solo i giovani adolescenti sano usare sostenuti anche dalle poesie che Reiner recita par coeur, dove l'omoaffettività più suggerita che agita non è mai un proclama di rivendicazione antagonista ma una delle opzioni in campo (il ragazzo che cerca di sedurre Reiner lo fa in un locale non per omosessuali, lo stesso dove Victor cerca di corteggiare le ragazze) dando al film l'aura di una dichiarazione di estetica e di amore nei confronti degli e delle adolescenti.
Inquietante, notturno, onirico, girato con una splendida fotografia condensando poche ore di una serata nell'arco di meno di settanta minuti L’âge Atomique ci presenta due protagonisti che la regista del film non inventa ma pedina cosciente, e il pubblico con lei, di non poterli com-prendere o cogliere nella loro interezza. Victor e Reiner vivono di un tremito di vita che va oltre a quella che il film sa cogliere .
Primo film di una trilogia sull'adolescenza che in Italia non sarebbe mai stato prodotto mentre in Francia la regista è già al lavoro per il secondo film.
Che non vediamo l'ora di vedere.
I film
Journal de France
di Raymond Depardon, Claudine Nougaret
FRANCIA, 2012 l 100’ l HDCAM l colore
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Sceneggiatura: Claudine Nougaret, Raymond
Depardon Fotografia: Raymond Depardon
Montaggio: Simon Jacquet Suono: Claudine
Nougaret, Guillaume Sciama, Yolande Decarsin
Produzione: Palmeraie et Désert World
Sales: Wild Bunch
Du vent dans mes mollets
di Carine Tardieu l FRANCIA, 2012 89’
35mm
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Sceneggiatura: Carine Tardieu, Raphaëlle
Moussafir Fotografia: Antoine Monod
Montaggio: Sylvie Landra, Nathalie Hubert,
Reynald Bertrand Musiche: Éric Slabiak
Cast: Agnès Jaoui, Denis Podalydès, Isabelle
Carré, Isabella Rossellini, Juliette Gombert,
Anna Lemarchand Produzione: Karé
Productions World Sales: Gaumont
Je pourrais être votre grand-mère
di Bernard Tanguy | 2010, | 19’ | Rézina
Productions
L’âge Atomique
di Héléna Klotz | Francia, 2011| 68’|
35mm | colore
Sceneggiatura: Héléna Klotz, Elisabeth
Perceval Fotografia: Hélène Louvart
Musiche: Ulysse Klotz Montaggio: Cristóbal
Fernández, Marion Monnier Produzione:
Kidam Distribuzione: NIZ
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