Nel 1941, la Germania di Hitler e l’Unione Sovietica si accordano per invadere e spartirsi la Polonia.
Nel 1943 i tedeschi che occupavano il territorio sovietico, mentre a Varsavia infuriava la rivolta, scoprono nella foresta di Katyn delle fosse comuni con circa 4.500 corpi di ufficiali e soldati polacchi. i nazisti utilizzano la scoperta a scopo di propaganda addossando la colpa ai sovietici con l'intento di incrinare il fronte anti-nazista, i sovietici negheranno fino allo stremo la loro palese responsabilità facendo ricadere la colpa sui tedeschi.
Katyn, del regista Andrzej Wajda, viene raccontata attraverso le storie di alcuni parenti delle vittime, che con il passare del tempo perdono le speranze di rivedere i loro congiunti lasciati come prigionieri di guerra nelle mani dell’esercito sovietico e poi spariti nel nulla.
Anna (Maja Ostaszweska) è moglie determinata e mai totalmente convinta della sorte del marito, ufficiale polacco, fino a quando non ascolta la straziante verità. Roza (Danuta Stenka) è la moglie di un generale che viene informata dell’atroce morte del marito attraverso gli scioccanti filmati girati dai nazisti nella foresta di Katyn. Agnieszka (Magdalena Cielecka) sa la verità e cerca a sue spese di ridare la dignità alla morte del fratello pilota. L’ufficiale polacco Jerzy (Andrezej Chyra) è l’unico fortunato sopravvissuto all’eccidio, ma vive un'esistenza tormentata.
Grande il lavoro svolto per la ricostruzione storica, di un periodo che nella memoria si è focalizzato solo con alcune pennellate. Il cast è equilibrato e tiene i tempi di recitazione lontano dalle dilatazioni del cinema polacco. E' un film di denuncia sul silenzio storico perpretato a favore dei crimini sovietici, ricco di particolari, intenso ed emozionante.
Candidato all'Oscar come miglior film straniero, anche se porta con sè qualche defaiance tecnica, merita sicuramente la statuetta per il doppio lavoro svolto.
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