Il Reverendo protestante Cotton Marcus arriva nella fattoria di Louis Sweetzer, nella Lousiana, pensando di dover compiere il solito “esorcismo” di routine su un qualche fanatico religioso affetto da disturbi psicologici. Sweetzer, fervente fondamentalista, ha contattato il predicatore come sua ultima risorsa, perché è convinto che sua figlia - l’adolescente Nell - sia posseduta da un demone.
Cotton in crisi religiosa e pentito degli anni passati a rubare i soldi alle persone disperate, decide di filmare un documentario-confessione di quello che sarà il suo ultimo esorcismo. Al loro arrivo, però, la fattoria è già immersa nel sangue, e, ben presto, Cotton si rende conto che niente lo avrebbe potuto preparare a ciò che qui si troverà ad affrontare.
Presentato in anteprima al Torino Film Festival poche settimane fa, finalmente è uscito anche da noi uno dei successi della passata stagione americana. Diretto dal tedesco Daniel Stamm e prodotto da Eli Roth, regista horror più propenso al ribrezzo ( Hostel ) che allo spavento vero e proprio, e girato con la tecnica del mockumentary, genere prettamente fanta-horror iniziato con The Blair Witch Project e che veri e propri capolavori ancora non ha prodotto ( benché anche George Romero ci abbia provato), L’ Ultimo Esorcismo ha l’indubbio pregio di non voler rifare per l’ennesima volta L’ Esorcista. Pur presentando elementi comuni ( e comunque non poteva essere altrimenti, visto l’ argomento trattato ) ne è invece una variazione sul tema. Piccola premessa sotto forma di domanda: cosa funzionava perfettamente nel film di Friedkin? Non era la parte finale, talmente incentrata su effetti speciali da risultare grottesca allora ( già ai tempi, il critico Tullio Kezich notava che, durante l’ esorcismo, le sghignazzate in sala non erano poche… assenti invece durante tutta la prima parte, dove il male non si era ancora svelato e di conseguenza faceva mille volte più paura ) e quasi baracconesca oggi. No, quello che funzionava, allora come oggi, era tutta la fase preparatoria al finale. Rumori inquietanti, atmosfera malsana, sensazione di tuffo al cuore imminente.. ecco, questo è L’ Ultimo Esorcismo. Pochi effetti speciali per un film che parte come un documentario (peraltro girato e recitato talmente bene da sembrare un “vero” documentario. Una nota di merito, a questo proposito, va alla protagonista Ashley Bell, dolce e innocente nella normalità ma realmente inquietante quando, durante la presunta possessione, si contorce ai limiti delle umane possibilità senza l’ ausilio di effetti speciali) ma che, procedendo nella narrazione, si trasforma in qualcos’altro che horror - come lo intendiamo in questi anni - non è ma che comunque paura ne fa. Paura dettata dall’ inquietudine, dal cercare di capire - noi come il protagonista - se davvero di possessione demoniaca o di malattia mentale si tratti oppure se di qualcosa d’ altro, ancora più terreno e meschino. Una fase preparatoria dove di cose (al contrario, per esempio, di Paranormal Activity) ne succedono, dando ogni volta una direzione diversa al film fino ad un finale solo all’ apparenza semplice ed anche un po’ deludente ma che, ad un’ analisi un poco più approfondita, apre più di un’ ipotesi risolutiva valida.
Oltreoceano purtroppo già si vocifera di un possibile seguito, con buona pace della “maledizione” che incombe sui sequel dei mockumentary: a meno di un miracolo (produttivo), difficilmente sarà qualcosa di valido.