Come gran parte dei teenager italiani, e se per questo di molti paesi del mondo, Giovanna Mezzogiorno ha passato un bel po’ di tempo a divorare i libri di Gabriel García Márquez. Cent’anni di solitudine, naturalmente. E poi Nessuno scrive al colonnello, L'autunno del patriarca e gli altri capolavori del premio Nobel colombiano. E L'amore ai tempi del colera, la storia dell'amore impossibile tra Florentino Ariza e Fermina Daza nella Cartagena di fine ’800 tra passioni, tradimenti, guerre e appunto il colera. Quando Mike Newell, il regista de Quattro matrimoni e un funerale e di Harry Potter e il calice di fuoco l’ha cercata per interpretare la parte della bellissima e misteriosa Fermina la sua prima reazione è stata dunque d’incredulità. Ma non era uno scherzo di cattivo gusto e adesso la versione cinematografica de L'amore ai tempi del colera è pronto al suo appuntamento col pubblico, con Javier Bardem nella parte di Florentino, Benjamin Bratt in quella del Dottor Juvenal Urbino, l'uomo che finisce per sposare Fermina, e tra gli altri, Catalina Sandero Moreno e Fernanda Montenegro. «Giovanna è bellissima, ma è anche molto saggia e molto creativa ed è stato un vero piacere vederla che si trasformava in Fermina», sostiene il regista.
Che cosa ha rappresentato García Márquez per lei? Ha avuto occasione di incontrarlo?
«No, purtroppo non ho avuto occasione di conoscerlo. Ho letto i libri di García Márquez quando avevo 14 anni. Vorremmo tutti ritrovarci nei suoi mondi fantastici e facendo questo film ho avuto la fortuna di esserne parte per davvero. García Márquez esprime sentimenti universali, ma è molto specifico del suo mondo. Ti porta in un'atmosfera da sogno. E ti forza a porti molte domande che non hanno risposta».
Giovanna, aspetterebbe per 50 anni l'amore della sua vita?
«Rispetto chi è disposto a sottoporsi a prove come questa, ma per me l'amore è essere lì, l'uno per l'altro, condividere una vita nel bene e nel male, toccarsi. L'amore di Florentino è bellissimo, ma non fa per me. O meglio, penso non faccia per me perché quando c'è di mezzo l'amore non puoi mai avere certezze».
Un film prodotto con soldi americani e con un cast internazionale. Il suo primo passo verso Hollywood?
«Guardo con una certa diffidenza le attrici che vengono ad Hollywood così, tanto per dire che hanno lavorato qui. Quando ho accettato di fare questo film non ho mai pensato, “adesso diventerò una star di Hollywood”. Se mi dovessero offrire delle cose belle sarò felice di lavorare, altrimenti non mi interessa».
Come è stato lavorare in Colombia?
«Mi sono ritrovata per quattro mesi in un'altra parte del mondo senza conoscere nessuno e per me è stata dura, soprattutto all'inizio. Quando sei conosciuta, ci sono ovviamente degli aspetti negativi legati alla mancanza di privacy ma è anche una sicurezza, non ti senti isolato. A Cartagena mi sono sentita molto sola, ma ho anche avuto tantissimo sostegno da parte di tutti, a cominciare da Javier Bardem».
Nel film la vediamo in un arco di 50 anni. Come ha reagito quando si è vista allo specchio settantenne?
«A parte le ore di trucco, l'ho trovato molto interessante, anche perché diventare vecchia non mi intimorisce. Trovo anzi molto bello far vedere due settantenni che fanno l'amore. Quando nel cinema c'è del sesso, è sempre tra giovani. Ma perché non mostrarlo anche tra i settantenni? Qualcuno proverà disagio ma se succede nella vita reale, non vedo perché non si debba rappresentarlo anche al cinema».
Sta girando tra la Sicilia e la Germania un nuovo film diretto da Wim Wenders. Che cosa può raccontare?
«Mi hanno chiesto di non parlare della trama ed è meglio così, perché si tratta di una storia molto complessa. Un'esperienza molto bella, anche perché Wim è una persona eccezionale, sia sul piano personale sia su quello professionale. Un vero artista. E un mistico».
Fonte: La Stampa
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