“L’innocenza del peccato” è uno di quei film come non te li aspetti. Dietro la macchina da presa c’è Claude Chabrol, maestro della Nouvelle Vague, la cui abilità nel presentare la diversità dei
tre caratteri protagonisti non è servita, da sola, a dare quel certo spessore alla pellicola, che rimane comunque un prodotto di qualità.
La pellicola perde qua e là di ritmo, ma è in grado comunque di destare l’interesse de pubblico. Qualche parola sul terzetto dei protagonisti. Ludivine Sagner non convince molto nella parte di una giovane – a tratti torbida e a tratti ingenua. Nel triangolo amoroso tra i tre protagonisti spiccano maggiormente i due protagonisti maschili Francois Berleand e Benoit Magimel.
Il primo, aiutato probabilmente dal doppiaggio italiano, trasmette non tanto la perversione del personaggio, quanto il fascino maturo che porta con sé. Benoit Magimel è superlativo nei panni di un giovanotto viziato che vive di rendita e nasconde un passato non molto chiaro. In effetti , il fim si configura come uno spaccato della media borghesia attuale: il regista ci presenta i personaggi inseriti nella loro quotidianità, con connotazioni quasi sempre negative.
“L’innocenza del peccato” esce nelle sale italiane l’8 febbraio.
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