Cinema

LOOK, film di Rifkin che denuncia il voyeurismo elettronico

LOOK, film di Rifkin che denuncia il voyeurismo elettronico

«Trenta milioni di telecamere di sorveglianza negli Stati Uniti catturano l’immagine di un americano medio almeno 200 volte al giorno». È questa la frase di lancio, che suona come un vero e proprio allarme sociale, di "Look", il provocatorio film di Adam Rifkin, uscito negli Usa il 14 dicembre, in cui si rivelano i pericoli per la privacy insiti nel sempre più frequente e invadente voyeurismo elettronico autorizzato. Banche, strade, supermercati, autovelox e molti altri obiettivi digitali sono pronti a rilevare ogni movimento anche nelle città europee, ma in molti Stati americani, come l’Iowa, si arriva anche ad eccessi, denuncia il filmmaker, spesso sconosciuti alle stesse vittime, come la registrazione all’interno di cabine di prova dei negozi di abbigliamento o nei bagni pubblici. Senza contare che oltre a scorrere sotto gli occhi degli addetti alle sicurezza, le azioni degli inconsapevoli attori, finiscono spesso su Internet. TUTTO INIZIA PER UNA MULTA - L’idea del film è venuta al regista quando ha ricevuto una multa per essere passato con il rosso: nella foto allegata appariva mentre era intento a cantare a squarciagola una canzone. Così Rifkin si è messo alla ricerca dei luoghi reali in cui ambientare il suo film e ha sostituito le vere telecamere di sicurezza con videocamere ad alta definizione, in grado però di riprendere in maniera nascosta. A questo punto ha messo in scena le sue storie, affidate ad attori professionisti: un insegnante che cerca di essere un buon marito, il direttore di un negozio che utilizza il magazzino in maniera impropria, un avvocato alle prese con un problema sessuale, e due fratelli che cercano di rovinare la giornata a dei perfetti sconosciuti. Nel tentativo di far riflettere il pubblico sulla minaccia costante cui la privacy è sottoposta, Rifkin non ha rinunciato alla provocazione di fare entrare nel film come comparse le persone che per caso venivano inquadrate. E con un’operazione definita di «guerriglia cinematografica», ha girato molte scene, come quella di sesso nel parcheggio di una scuola media, senza avvertire nessuno.