Cinema

Magnifica presenza

Magnifica presenza

Esce oggi nelle sale italiane il nuovo film di Ferzan Ozpetek, Magnifica presenza, nel quale il regista turco si confronta con i suoi fantasmi, affidando il suo alter ego all’interpretazione di Elio Germano, molto realistico nei panni di Pietro, un giovane che si trasferisce dalla Sicilia a Roma, inseguendo il sogno di diventare attore. Nella casa che il ragazzo prende in affitto, si accorgerà presto della presenza di sette strani personaggi, i componenti della Compagnia Apollonio, sette attori strappati dal palcoscenico della vita nel 1943, a seguito di un tradimento. Dapprima, Pietro ne è terrorizzato, ma poco alla volta si accorge che queste “vite”, costantemente in bilico tra finzione e realtà, rappresentano davvero una “magnifica presenza”, per lui, il cui unico legame stabile è quello con la fin troppo affettuosa cugina – neanche di primo grado – Maria (Paola Minaccioni), con la quale condivide un rapporto fatto di problematicità e di sostegno reciproci. “Sono un omosessuale che non riesce a essere omosessuale, figuriamoci se divento etero”. Così parla di sé nel film Pietro, un ragazzo troppo candido per la vita reale, che sogna l’amore romantico e nemmeno si accorge di averlo a portata di mano (il classico vicino di casa, n.d.r.).
I temi affrontati restano quelli cari a Ozpetek: memoria, ambiguità sessuale, nostalgia del passato, morte. E nonostante un cast di “presenze” - in ogni senso - di livello (da Giuseppe Fiorello a Margherita Buy,  fino a Vittoria Puccini, che a dire il vero non si fa notare molto nella pellicola), questi non-personaggi della Compagnia Apollonio restano non solo sospesi tra passato e presente, finzione e realtà, ma risultano anche non totalmente compiuti. A districare la trama ci pensa l’unica sopravvissuta alla guerra, Livia Morosini, il “sogno proibito” del passato. E quando il passato ritorna, non si può non sentirne il peso. Per interpretare una diva del passato, Ozpetek ha scelto di attenersi alla realtà, affidando questo breve, ma intenso ruolo ad Anna Proclemer, la cui vibrante rievocazione di un tempo ormai trascorso, ricorda a un certo punto la Clara Calamai di un cult come Profondo rosso. Da segnalare, infine, una piccola partecipazione di Mauro Coruzzi (volutamente non Platinette, in questo caso), che si limita a esprimersi con un gioco di sguardi e una breve battuta, nel ruolo della Badessa.