Cinema

Marcello a dieci anni dalla morte

Marcello a dieci anni dalla morte

Chi lo conosceva è convinto che Mastroianni non avrebbe mai tollerato un tributo. Ma per i "grandi" la celebrazione pare inevitabile. Dieci anni dopo la sua scomparsa (il 19 dicembre 1996 a Parigi), il cinema italiano non può che rimpiangere il suo volto dolce e malinconico, la sua recitazione mai forzata, la sua voce suadente: in attesa che il nostro cinema sia di nuovo stregato dal sospirato "nuovo Mastroianni". Colonna portante della commedia all'italiana degli anni '60, interprete delicato e introspettivo, attore prediletto da Federico Fellini, Mastroianni resta un modello di "istinto" cinematografico in grado i trasmettere un mix inarrivabile di umanità, ironia, senso del surreale. Per ricordare i dieci anni senza il protagonista di "Otto e mezzo" non servono, in effetti, tributi o celebrazioni in pompa magna. Basta seguire le tappe di una strordinaria vicenda artistica, oltre che umana. Nato a Fontana Liri in Ciociaria, Mastroianni cresce a Torino e Roma. Si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio e calca le scene con i gruppi del Centro Universitario Teatrale. Notato da Luchino Visconti, ottiene importanti ruoli nei suoi lavori teatrali. L'esordio cinematografico avviene nel 1941, in La Corona di Ferro di Alessandro Blasetti e poi nel film I Bambini ci Guardano, di Vittorio De Sica. Durante la Seconda Guerra Mondiale viene internato in una prigione nazista, ma riesce a fuggire nascondendosi a Venezia. I suoi maggiori successi negli Anni Cinquanta sono due: Le Notti Bianche, diretto da Luchino Visconti e ispirato al romanzo omonimo di Dostoewskij e I Soliti Ignoti di Mario Monicelli. Nel decennio '50-'60 il successo maggiore sono Le Ragazze di Piazza di Spagna, del 1951. La sua consacrazione cinematografica arriva con la caratterizzazione del personaggio di Marcello, il protagonista di "La dolce Vita" di Federico Fellini. Il regista fa di Mastroianni il suo alter ego davanti alla macchina da presa, inaugurando il personaggio dell'antieroe. Arrivano poi film cult come "Il Bell'Antonio" del 1960 e, l'anno successivo, "Divorzio all'italiana". Il 1962 è l'anno di "Otto e mezzo", forse l'esito più alto raggiunto da Fellini. Nel dopoguerra Mastroianni e Sofia Loren sono gli attori più celebrati del Paese. E' in questo periodo che l'attore decide di passare a ruoli più grotteschi, inusuali per uno come lui, come "Dramma della Gelosia", del 1970 e "Allonsanfàn", del 1974. Nella sua lunga e fortunata carriera, lavora con registi del calibro di Michelangelo Antonioni, Pietro Germi, Ettore Scola, Marco Ferreri, Robert Altman in "Pret-a-Porter", nel 1994. Sul finire, nel 1995, è il protagonista, dolce e malinconico, di Sostiene Pereira, tratto dal romanzo di Antonio Trabucchi. Come tutti i grandi artisti, si congeda dal suo pubblico con "Mi ricordo, sì, io mi ricordo" (1997), una sorta di confessione testamentaria filmata dalla sua ultima compagna, Anna Maria Tatò.