Cinema

Morto Francesco Rosi, il regista che non ebbe paura delle verità

Morto Francesco Rosi, il regista che non ebbe paura delle verità

E' scomparso oggi a Roma Francesco Rosi, intellettuale e regista che già a partire dagli anni '60 ebbe il coraggio di raccontare e di rendere ancor più esplicita al pubblico la collusione tra malavita, politica e società civile, per nulla intimorito dalle pressioni e dai tentativi di censura politica e affinando il proprio sguardo sui malesseri nascosti del Paese.

Negli anni Francesco Rosi raccontò impietosamente l' Italia all' Italia stessa, facendole conoscere l' altra faccia del boom economico. Una faccia nascosta fatta di ingerenze mafiose ad ogni livello (Lucky Luciano - 1973; Cadaveri Eccellenti - 1976), di sfruttamento edilizio (Le Mani sulla Città – 1963), di misteri di Stato mai risolti (Il Caso Mattei – 1972).  

Dopo un inizio da aiuto regista di Visconti sul set de La Terra Trema (1948) e Senso (1953) e dopo aver collaborato alla stesura di varie sceneggiature tra cui Bellissima (1951), nel '58 esordisce al cinema con La Sfida. E' però nei successivi I Magliari (1959) e Salvatore Giuliano (1962) che Rosi lascia intravedere quale sarà il proprio filone cinematografico ovvero i film di inchiesta, genere a cui ha fondamentalmente dato vita e che non ha mai completamente abbandonato nonostante le divagazioni favolistiche (C'era Una Volta - 1967) e le trasposizioni letterarie (Cristo si è fermato ad Eboli -1979 ; La Tregua – 1997).

Ci lascia a 92 anni in un Paese per nulla cambiato da allora, se possibile ancor peggiore oggi.