Cinema

'Napoli un giacimento di talenti, ma il Cinema ha bisogno di azioni di sistema'

'Napoli un giacimento di talenti, ma il Cinema ha bisogno di azioni di sistema'

Intervista a Maurizio Gemma, direttore di Film Commission Campania: il capoluogo campano sta vivendo una stagione felice in quanto a produzione e realizzazione di opere cinematografiche.

Napoli è sempre stata una città fondamentale per il cinema. Il suo fermento creativo unito alle pregiate maestranze, le ha sempre consentito di occupare un ruolo importante nello scenario nazionale, tanto che agli inizi del Novecento poteva considerarsi la cinecittà italiana ed internazionale. Dopo un periodo di grigiore, il capoluogo partenopeo pare si stia riprendendo il suo ruolo di protagonista. Lo testimoniano progetti di produzione importanti come la serie tv “Gomorra”, la fiction i “Bastardi di Pizzofalcone”, che vede vestire Alessandro Gassman i panni dell’ispettore Lo Iacono, o prestigiosi premi come la coppa Volpi a Valeria Golino grazie alla pellicola “Per amor vostro”. Senza contare che il regista inglese Rupert Everett girerà in estate “Il principe felice”, un film su Oscar Wilde.

Napoli sembra vivere un periodo magico riguardo al cinema. Progetti importanti, da qualche anno, si stanno realizzando in città. Si può dire che Napoli addirittura batte Roma e Milano?

«Non so se davvero Napoli batta Roma e Milano, ma dal punto di vista della creatività e dell’apporto che grandi autori, registi e attori napoletani hanno dato al mondo del cinema, di questo ne so molto sicuro. Nel periodo fascista l’industria del cinema fu spostata a Roma, ma Napoli può essere universalmente considerata una delle patrie della settima arte, anche dal punto di vista dell’innovazione.

Ciò che manca, piuttosto, è una visione organica che possa mettere a sistema il giacimento culturale della città. In linea generale, si sente forte la distanza dal mercato e la necessità di infrastrutture, di cui anche la creatività ha bisogno. Mi spiego: un musicista diplomatosi al conservatorio, se non ha spazi in cui esibirsi rimarrà solo un maestro della musica. A Napoli ci sono eventi di prestigio culturale che tuttavia soffrono l’assenza di azioni di sistema. Inoltre c’è bisogno che il comparto cinematografico sia considerato un’industria al pari degli altri comparti, capace cioè di incidere sul benessere della città dal punto di vista economico e dell’immagine».

La città ha fatto incetta di premi con registi come Sorrentino, Martone, Rak: tre film e tre registi molto diversi. Cosa ha decretato, a suo avviso, il successo di queste pellicole?

«Una ricetta che garantisce il successo non esiste. È molto probabile che, quando si incontrano buone idee, competenze professionali e buona struttura produttiva, in grado di osare ma anche di far cassa, ci sono notevoli garanzie che i contenuti abbiamo successo. Ovviamente ci sono vari tipi si successo, da quello di Zalone a Rak, fino a Lombardi. Qui a Napoli, ribadisco, ci sono molti talenti».

Eppure, nonostante i successi italiani, i dati del primo semestre 2015 sul cinema, rilasciati dalle fonti ufficiali, sono poco incoraggianti. A risollevare i botteghini ci ha pensato Zalone. Perchè?

«Hanno contribuito diversi fattori. Il primo è che con le nuove tecnologie, penso alla tv on demand, alla pay tv e più in generale ad internet, ormai tutti posso fruire con molta facilità di contenuti audiovisivi e musicali. Il secondo è l’educazione ai contenuti culturali: bisognerebbe partire già dalle scuole elementari a stimolare i bambini alla lettura, alla visione di filmati, all’ascolto della musica, dare loro questa possibilità».

Rimanendo sul nazionale, è in fase di approvazione la legge quadro sul cinema, tanto attesa. Ci dice, secondo lei, quali sono i punti di forza?

«Il nuovo disegno di legge mi fa piacere; intanto, riconosce e valorizza il ruolo delle film commission. Poi sembra voglia premiare sia il valore industriale, sia quello culturale dell’arte cinematografica. Inoltre stimola la nascita e la crescita dei giovani talenti, cosa molto importante, e valorizza i comparti locali».

E invece a livello regionale, di quale legge sul cinema avrebbe bisogno la Campania?

«Come direttore di Film Commission e professionista del settore, ho sentito l’esigenza di rappresentare al nuovo governo regionale l’urgenza di mettere mano ad una legge che riordini il comparto e crei omogeneità tra i vari provvedimenti succedutisi in materia, e che inoltre ne implementi di nuovi, più rispondenti alle attuali esigenze di modernità del settore. Tra le cose fondamentali ne indico almeno tre. La prima è relativa più all’aspetto culturale: il cinema va considerato un settore industriale, e riconosciuto importante alla stessa stregua di altre manifestazioni artistiche. La seconda è la necessità di sviluppare un sistema che garantisca la sopravvivenza e la crescita dell’audiovisivo, nonché la necessità di stabilire criteri precisi di finanziamento dei festival. La terza riguarda la formazione: bisogna programmare iniziative formative rispondenti alle esigenze del territorio e soprattutto diversificate per evitare di avere, per esempio, tanti registi ma nessun fonico. Ciò si può fare solo collegando tutta la filiera della formazione».