Finalmente. L’agognato Oscar alla miglior regia è andato a Martin Scorsese, che ha finito di pensare alle bamboline vodoo preparate dall’Academy ai suoi danni. Qualche frecciatina però la riserva (“me lo chiedevano sempre tutti: ma quando vinci?” / “Siete sicuri? Posso leggere la busta?”) ma intanto lo vedi che è talmente emozionato e riscattato da poter morire finalmente felice. Un Oscar meritatissimo per una grande pellicola (“The Departed”), che ha vinto anche la statuetta come Miglior Film.
Conduttrice della 79° edizione Ellen DeGeneres, la comica americana dichiaratamente lesbo, padrona di casa simpatica ma stralunata, dalla conduzione un po’ fiacca, senza grosse risate (da richiamare a gran voce Whoopi Goldberg o David Letterman). Tra battute non troppo efficaci e passate di aspirapolvere nel parterre, la DeGeneres lascia comunque molto spazio alla fluidità del via vai di premi, coadiuvata da una bellissima coreografia di ombre cinesi, ogni volta a mò di “locandina” del film presentato.
Serata un po’ vintage: dai molti abiti in stile per le signore, a qualche stacchetto dal sapore retrò, con Jack Black e Will Ferrell che cantano un divertente pezzo sul perché agli Academy non vincono mai la commedia e gli attori comici. Ci si aspettava l’incursione ridanciana di Sacha Baron Cohen (che al Golden Globe aveva steso tutti dalle risate), ma la serata è rimasta nei canoni e Cohen è rimasto seduto. Buonista e melenso, ma grazioso, il momento dei due pupattoli Abigail Breslin e Jaden Smith (figlio di Will) che presentano la categoria Miglior Cortometraggio d’Animazione. Per il Kids-Moment, sorpresa rispetto al Golden Globe: come Miglior Film di Animazione, il favorito “Cars” non vince, ma sul podio salgono i pinguini di “Happy Feet”.
Qualche altra sorpresa, però, l’Academy l’ha riservata. Il pluri-strombazzato “Dreamgirls”, candidato a 8 statuette, ne porta a casa solo due. Grossa delusione innanzitutto per Eddie Murphy, che si vede soffiare la statuetta da Miglior Attore Non Protagonista dal settantenne Alan Arkin (il nonnetto sprint di “Little Miss Sunshine”). Musi lunghi anche per la sezione Costumi, vinta dall’italiana Milena Canonero, per i magnifici abiti di “Marie Antoinette”. Ma per “Dreamgirls” le delusioni non finiscono qui. Anche nella categoria superfavorita per la Miglior Canzone, “Dreamgirls”, in gara con ben 3 canzoni su 5 (“Listen”, “Love you I do” e “Patience”), vede andare sul palco un altro. Lei è Melissa Etheridge, con “I need to wake up”, per il film “Una scomoda verità”. Come volevasi dimostrare, però, l’America dei buoni sentimenti ha premiato la cantante da reality Jennifer Hudson come Miglior Attrice Non Protagonista per il ruolo di Effie White (“Dreamgirls”), una decisione quantomeno discutibile viste le altre 4 con cui era in gara, soprattutto Cate Blanchett per “Diario di uno Scandalo” e la deliziosa Abigail Breslin, di 10 anni per “Little Miss Sunshine”.
Grande emozione per l’Oscar alla Carriera per il Maestro Ennio Morricone, plurinominato come miglior Colonna Sonora e mai (ingiustamente) vincitore. Un commosso Morricone ringrazia, rigorosamente in italiano e con naturale eleganza, tutti i giurati, i registi che l’hanno scelto negli anni, ma soprattutto l’amata moglie, alla quale si rivolge con la voce rotta e le lacrime agli occhi. Traduttore d’eccezione dall’italiano all’inglese (e per una volta al servizio della nostra lingua!) il mitico Clint Eastwood, unico aggancio che la platea anglofona ha per capire il discorso del Maestro. Céline Dion, con l’immancabile marito-nonno René in platea, canta in prima mondiale “I Knew I Loved You”, una canzone sul tema orchestrato di “C’era una volta in America.” Lei bravissima, ma era meglio il puro strumentale.
Riscatto anche per un altro perenne sconfitto: Al Gore. L’ex Vice-Presidente USA e Presidente di fatto prima che George W. Bush col suo dubbio conteggio schede gli soffiasse la statuetta della Casa Bianca (!), sbanca di applausi e consensi con il suo documentario “Una scomoda verità” (regia di Davis Guggenheim), film ecologista sul riscaldamento globale. “Una scomoda verità” vince, oltre come Miglior Canzone, anche nella sezione Miglior Documentario.
Le previsioni per i Grandi Premi sono invece state rispettate. Confermati i Golden Globes per Miglior Regia, Miglior Attore e Miglior Attrice. Scorsese si porta dunque a casa i 4 kg e passa del desiderato Oscar, osannato dalla platea e, in fondo, anche dai botteghini. Un film bellissimo, diretto in modo egregio, forse però il meno “scorsesiano” della sua carriera, ma comunque di enorme impatto cinematografico.
La bella Reese Whiterspoon, vincitrice nel 2006 come Miglior Attrice, come da tradizione premia il Miglior Attore. Vince l’annunciato Forest Whitaker, per il difficile e intenso ruolo di Idi Amin, il sanguinario dittatore ugandese de “L’Ultimo Re di Scozia”. Whitaker, emozionantissimo, commenta: “sapevo che se avessi vinto sarei stato vinto dall'emozione e quindi mi sono preparato un foglietto. Per me il cinema era stare seduto sul sedile posteriore dell'auto dei miei genitori al drive-in. Un sogno impossibile per un bambino del Texas cresciuto a Los Angeles.. Ringrazio i miei genitori e Dio che crede in tutti noi''. Whitaker vince nella cinquina composta dal plurisnobbato Leonardo di Caprio (candidato assurdamente per “Blood Diamond” e non per “The Departed”), dal golden boy Will Smith (“La Ricerca della Felicità”), dal bravissimo e semi-sconosciuto Ryan Gosling (“Half Nelson”) e dell’altro plurinominato e plurisnobbato (oltre che pluridecano) Peter O’Toole (“Venus”).
Philip Seymour Hoffmann, invece, Miglior Attore 2006 per “Capote”, premia la categoria femminile. In gara, oltre Meryl Streep ("Il Diavolo Veste Prada"), un trittico britannico con la favorita Helen Mirren (“The Queen”), l’assente Judi Dench (“Diario di uno Scandalo”) e la splendida Kate Winslet (”Little Children”), quest’ultima alla 5° nomination a soli 31 anni e in gara, dopo 9 anni dal planetario successo di “Titanic” con il suo compare di allora, Leonardo di Caprio (che ai tempi non fu nemmeno nominato e disertò la serata). La Winslet affonda ancora una volta, ma quest’anno vince comunque l’Inghilterra e Dio Salvi la Regina: Helen Mirren si porta a casa la statuetta. ''Per cinquanta anni e più la Regina ha conservato la sua dignità, senso del dovere e la sua capigliatura. E ha conservato anche i suoi piedi per terra. Vorrei onorare il suo coraggio e la sua coerenza - ha detto la Mirren. - Se non fosse per lei io non sarei qui''.
Chiude la lunghissima maratona la categoria Miglior Film. Si parlava di un testa a testa tra “The Departed” e “Babel”, con qualche speranza per il film indipendente “Little Miss Sunshine”, ma alla fine Scorsese, ancora dietro le quinte ad abbracciare Jack Nicholson, ha assaporato anche l’ultima e ambitissima statuetta. L’Academy quest’anno non si è potuta davvero esimere, ma forse, non premiare “The Departed” avrebbe davvero creato un’insurrezione popolare.
Ecco tutte le statuette:
Miglior film: The Departed di Martin Scorsese
Miglior regista: Martin Scorsese (The Departed)
Miglior attore: Forest Whitaker (L'ultimo re di Scozia)
Miglior attrice: Helen Mirren (The Queen)
Miglior attore non protagonista: Alan Arkin (Little Miss Sunshine)
Miglior attrice non protagonista: Jennifer Hudson (Dreamgirls)
Miglior film straniero: La vita degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck (Germania)
Miglior sceneggiatura originale: Michael Arndt (Little Miss Sunshine).
Miglior sceneggiatura non originale (adattamento): William Monahan (The Departed).
Miglior fotografia: Guillermo Navarro (Il labirinto del fauno)
Miglior montaggio: Thelma Schoonmaker (The Departed)
Miglior scenografia: Eugenio Caballero, Pilar Revuelta (Il labirinto del fauno).
Migliori costumi: Milena Canonero (Marie Antoinette)
Miglior trucco: David Marti, Montse Ribè (Il labirinto del fauno)
Migliori effetti visivi: John Knoll, Hal Hickel, Charles Gibson, Allen Hall (Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma)
Miglior sonoro (mixaggio): Michael Minkler, Bob Beemer, Willie Burton (Dreamgirls)
Miglior sonoro (montaggio): Alan Robert Murray, Bub Asman (Lettere da Iwo Jima)
Miglior colonna sonora: Gustavo Santaolalla (Babel)
Miglior canzone: 'I Need to Wake Up', di Melissa Etheridge (Una scomoda verità)
Miglior film d'animazione: 'Happy Feet', di George Miller
Miglior documentario: 'Una scomoda verita'', di Davis Guggenheim
Miglior documentario cortometraggio: 'The Blood of Yingzhou District', di Ruby Yang, Thomas Lennon
Miglior cortometraggio: 'West Bank Story', di Ari Sandel
Miglior cortometraggio d'animazione: 'The Danish Poet', di Torill Rove.
Premio alla carriera: Ennio Morricone
Cinema