Ancora una volta nel capoluogo piemontese è apparso un incantevole arcobaleno grazie alla programmazione del Torino GLBT Film Festival, evento giunto alla sua ventisettesima edizione, sotto l'ala protettrice di Giovanni Minerba, che ha presentato una selezione delle produzioni a tematica omosessuale presso il cinema Massimo. Proprio nella sala più grande della struttura si è tenuta la serata di chiusura che ha premiato i migliori tra i lungometraggi, corti e documentari che si sono avvicendati nella settimana di programmazione dell'evento. La frizzante conduzione Giancarlo Judica Cordiglia ha dato vita ad una serata all'insegna della cultura gay con le consegne dei premi: secondo la giuria, per i documentari, il migliore in campo è stato “Trans” di Chris Arnold, un prodotto originale e dotato di una bellissima fotografia. Tra i cortometraggi ha invece ottenuto il premio “The Lesson” di Paul Metz, la struggente rivelazione di un impacciato impiegato giapponese alle prese con una professoressa di inglese reduce da un amore tormentato con un uomo orientale, mentre il premio Ottavio Mai quest'anno è andato a “A novela das 8”, un film di Odilon Rocha dalle tinte almodovariane che ci fa rendere conto di come la vita non sia esattamente una telenovela, attraverso una storia che fa i conti con la dittatura brasiliana dei decenni passati, ma con uno stile non sempre drammatico. Il pubblico, voce portante della manifestazione, ancora una volta numerosissimo, si è invece diretto verso altre proposte: secondo le votazioni di chi ha seguito l'evento, per la sezione corti, a trionfare è stato ancora una volta un titolo giapponese, ovvero “Tsuyako” di Mitsuyo Miyazaki, per i documentari “Call me Kuchu” di Malika Zouhali-Worral e Katherine Fairfax Wright, mentre per i lungometraggi a folgorare gli spettatori è stato “Parada” di Sđrjan Dragojević. Prima edizione invece per il Queer Award, un premio consegnato al progetto che abbia trovato il modo migliore di parlare di omosessualità ai giovani: la giuria composta da studenti dello IED, tra l’altro realizzatori dell’imperdibile sigla dell’evento torinese, ha scelto designato come primo destinatario del Queer Award “Mosquita y Mari!”, pellicola che tratta del primo amore lesbico di una giovane ragazza. Durante la serata non sono mancati momenti di spettacolo, come la doppia esibizione de I Moderni, fieri del secondo posto ottenuto all'ultima edizione di X-Factor, nonché di presenze ormai fortemente legate al mondo GLBT come Alessandro Cecchi Paone in promozione con il suo nuovo libro “Il campione innamorato”, sulla presenza dell'omosessualità nel mondo del calcio, argomento ancora oggi spinoso. Una nuova edizione del Torino GLBT Film Festival all'insegna della qualità, con una proposta di titoli interessante, addirittura in qualche occasione in esclusiva europea, com'è accaduto per “Il lago dei Cigni” in versione gay e in 3D di Matthew Bourne, nome legato al mondo della danza, nonché capace di vantare la presenza di personaggi illustri come Arisa, artista che ha aperto le danze all'UCI Cinemas al Lingotto, la deliziosa attrice toscana Chiara Francini, madrina di quest'edizione e Luciana Littizzetto, premiata con il Dorian Grey per le sue numerose lance spezzate a favore della comunità omosessuale. Grazie al Torino GLBT Film Festival, la cultura omosessuale ha potuto ritagliarsi uno spazio in una società ancora purtroppo minata da episodi di omofobia fin troppo frequenti, offrendo l'occasione di vivere storie altrimenti impossibili da incontrare sulla nostra strada.
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