Nessuna violenza, perché è puro divertimento fare le ronde per scovare i clandestini nell’esclusivo resort greco. E’ la scena migliore del film, tra caftani e pantaloni di cotone non si scorgono fazzoletti verdi ma solo voglia di trasgressione a cinque stelle. Tra i villeggianti c’è proprio un immigrato, sbarcato da chissà dove sulla spiaggia dorata, tra confort e lusso di ogni tipo. In altre parole, Riccardo Scamarcio. Che piace agli uomini, alle donne, alle turiste tedesche e alle venditrici ambulanti. Per fortuna non ci sono ponti e lampioni, altrimenti la trama prenderebbe una piega ormai conosciuta.
Invece il tentativo sarebbe raccontare il dramma dei viaggiatori della speranza. Perché i clandestini sono dei disperati, costretti a scappare senza sosta elemosinando passaggi agli sconosciuti. Il film vorrebbe mostrare un Ulisse del XXI secolo; peccato che l’eroe greco
Il protagonista parla poco, dovrebbe interpretare tutto con lo sguardo ma risulta di una inespressività totale, come se gli occhi verdi bastassero a compensare altre mancanze. Bello è bello, per arrivare alla parola Bravo passerà ancora qualche tempo. “I terroristi prendono l’aereo o l’intercity, questo è un morto di fame”.
Da vedere i turisti che riprendono, fotografano e raccontano in diretta a parenti e amici il ritrovamento di un cadavere sulla spiaggia. L’emozione dell’iReport modello CNN ormai è impulso irrefrenabile.
Il regista Constantin Costa Gavras commenta di non aver dato alcuna nazionalità al clandestino Scamarcio “per non legarlo a una storia concreta”. Nel più allegro Terminal di Steven Spielberg, l’abbandonato Tom Cruise arrivava dall’inesistente Krakozhia, in questo caso nessuno si sentirà offeso dalla lingua inventata per il paese che non c’è. Peggio il tentativo di francese.
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