Il Covid ci ha privato di un altro grande artista: il 9 aprile è scomparso a 66 anni il danzatore e coreografo brasiliano Ismael Ivo.
Lo scorso 9 aprile ci ha improvvisamente lasciato una delle figure creative più interessanti della danza contemporanea, Ismael Ivo: il danzatore e coreografo afro-brasiliano aveva 66 anni ed è l’ennesima vittima del Covid.
Ivo era ricoverato da oltre un mese in un ospedale di San Paolo del Brasile - dove era nato nel 1955, e proprio nella sua città ha trovato la morte, a causa di un virus che in quella parte di mondo sta mietendo innumerevoli vittime e devastando un paese.
La danza: la sua vita, il suo destino
Uomo carismatico, solare ed empatico, danzatore dalla fisicità potente, interprete affascinante e magnetico, un corpo statuario dalla bellezza antica, autore curioso e originale, Ivo era originario di San Paolo del Brasile; di umili origini, l’artista brasiliano è stato cresciuto dalla sola madre, una collaboratrice domestica, che aveva intuito fin dall’inizio la vocazione del figlio per l’arte e lo aveva incoraggiato a coltivare la sua passione e il suo talento naturale per la danza.
Straordinario performer dalla presenza scenica forte ed elegante, artista generoso, interprete preciso e sensuale, Ivo aveva studiato recitazione e danza moderna al Ruth Rachou Dance Center della sua città natale, grazie alle borse di studio, esordendo nel corpo di ballo del Galpao Dance di San Paolo e poi al Teatro Municipal.
Nel 1983, durante una performance solista a Bahia, l'incontro che cambiò la sua vita e segnò l’inizio della sua carriera internazionale: il celebre coreografo Alvin Ailey, maestro della danza moderna americana lo nota e lo invita a New York, dove entrerà a far parte della sua compagnia, la Alvin Ailey Dance Center, la prima formazione multirazziale, che sperimenta il crossover mescolando con geniale sapienza e maestria danza classica, moderna, jazz e afro.
Nel 1985 si trasferisce in Europa, a Berlino, dove resterà fino al '96, iniziando una stretta collaborazione con il grande coreografo di teatrodanza tedesco, Johann Kresnik e con Ushio Amagatsu, l'artista giapponese dei Sankai Juku: esperienze diverse che si fondono con le sue radici afro-brasiliane.
Nel 1984, con lo scopo di divulgare la danza contemporanea in Austria, creò con Karl Regenburger l’ImPulsTanz-Vienna International Dance Festival, uno dei festival più importanti in Europa, che ha diretto per oltre 15 anni.
Nella stagione 1996-97 è stato direttore del Deutsches Nationaltheater di Weimar, ha lavorato con Pina Bausch, William Forsythe e con l’artista performativa Marina Abramović.
Il rapporto speciale con l'Italia e la Biennale di Venezia
L'Italia scopre il raro talento e la travolgente gioia di vivere del coreografo brasiliano nel 2002: la sua prima folgorante apparizione è alla Biennale di Venezia con l'assolo Mapplethorpe, di cui è autore e interprete, uno dei suoi lavori più iconici, dedicato al controverso fotografo americano che lo aveva ritratto a New York.
In merito a questo lavoro Ivo afferma: “In Mapplethorpe mi trovo in una situazione estrema, chiuso tra due lastre di vetro che mi impediscono di muovermi. È la prigione del corpo nero, ma anche del corpo tout court. Avere a che fare con Mapplethorpe significa imbattersi negli stereotipi del corpo nero e maschile come oggetto erotico”.
Da Mapplethorpe infatti aveva “rubato” uno sguardo sul corpo che era desiderio e sensualità.
LA BIENNALE DANZA: 2005 - 2012
Ivo amava ripetere che: “La danza è una possibilità per ritrovare il senso perduto della bellezza”.
Nel 2005 viene nominato Direttore del Settore Danza della Biennale di Venezia, che guiderà fino al 2012, nell’arco di questi 8 anni Ismael Ivo insegue il suo “senso della bellezza” con spregiudicatezza e coraggio, esplorando il corpo nelle sue potenzialità, facendo interagire artisti e creativi da tutto il mondo, firma importanti spettacoli – Erendira, Illuminat, crea Festival singolari, è maestro e Mentore di tanti giovani danzatori dell’Arsenale Danza e per loro firma indimenticabili lavori, tra cui Oxygen, Babilonia. Il terzo Paradiso, The Waste Land, Biblioteca del corpo.
Ismael Ivo diceva che: "Per fare il coreografo bisogna tenere gli occhi rivolti al futuro. Per diventare una persona creativa devi utilizzare la fantasia e l’ispirazione, ma lavorare fisicamente e tecnicamente e dopo trasformare questo input. La coreografia è un pensiero interiore”.
La Biennale si dice ufficialmente commossa per la perdita dell’amato Ismael Ivo, dedicandogli uno splendido cordoglio: “Una perdita per tutto il mondo della danza ma anche per una città come Venezia. Lo avevamo amato per il suo carisma e la sua gioia di vivere, nonché per un’istituzione dove aveva contribuito a far crescere e consolidare a livello internazionale il settore Danza”.
Gli ultimi anni: il ritorno in Brasile
Artista ospite e solista in numerosi spettacoli di Johann Kresnik, George Tabori, Márcia Haydée, Yoshi Oida e Koffi Koko, dopo 33 anni tra Europa e Stati Uniti, dal 2017 al 2020 diventa direttore del Balé da Cidade de São Paulo, in Brasile, e poi co-direttore del Theatro Municipal de São Paulo insieme al direttore d'orchestra Roberto Minczuk.
In un'intervista al quotidiano austriaco die Presse nel giugno 2016 Ismael Ivo aveva dichiarato: “Sono ancora un ottimista, ma non è facile. Viviamo in tempi difficili, non possiamo risolvere i problemi, ma l'arte può rifletterli. Il mio corpo è sempre stato politico".
La scomparsa di Ismael Ivo è una grande perdita per il mondo della danza, il Covid ci ha privato di un artista sensibile e intelligente, un coreografo dall’inesauribile energia, dal travolgente entusiasmo e dalla profonda voglia di sperimentare, un uomo gentile, dal sorriso irresistibile e dall'allegria contagiosa, che incantava artisti e spettatori.
“La Danza, può incidere sulla realtà contemporanea, come strumento di trasformazione, influenzando il percorso personale e sociale di una moltitudine di individui, ridefinendo la vita e il destino di giovani di talento”. (Ismael Ivo)