Danza

Fuori Programma. Al Teatro Vascello la danza che unisce il mondo

"Fuori Programma"
"Fuori Programma"

Dall’11 al 27 luglio torna nella capitale, al Teatro Vascello, il Festival Internazionale di Danza “Fuori Programma”

Anche per la prossima stagione estiva il panorama teatrale romano si conferma fortemente attento alla scena contemporanea. Dall’11 al 27 luglio torna nella Capitale il Festival Internazionale di Danza Fuori Programma, prodotto da European Dance Aliance, in collaborazione con il Teatro Vascello, e diretto da Valentina Marini.

Si tratta di una manifestazione che già da due anni rivolge lo sguardo alle avanguardie del teatro di danza europeo e internazionale. L’approccio alla danza contemporanea diventa qui uno strumento per riscoprire la poetica e l’estetica della nostra civiltà, con tutte le sue pluralità e differenze. Attraverso sei spettacoli, di cui due prime nazionali, due regionali, una prima romana e un debutto assoluto, il festival punta all’eccellenza in questa terza edizione e riunisce Oriente e Occidente per mezzo di linguaggi del corpo e cifre stilistiche universali.

Dall’Israele…

Il Festival si aprirà con “One, One & One” un lavoro della coreografa israeliana Noa Wetheim della Vertigo Dance Company che vuole riflettere quell’eco derivante dalle infinite moltiplicazioni dell’Uno, raffigurando le varie connessioni tra le pluralità che ne derivano, esplorando le relazioni tra entità più o meno vicine o lontane.
Seguono spettacoli dal messaggio politico come “We Love Arabs”, anch’esso made in Israele. In quest’opera del poliedrico artista Hillel Kogan si esplora la dualità tra ebrei e arabi, il loro sentirsi a proprio agio in uno spazio tracciato da elementi coreografici dal carattere etnico ma anche dall’estetica contemporanea.
Con “Don’t Talk Me in my Sleep” la coreografa serba Dunja Jocic narra un altro dualismo, quello tra una madre e un figlio, e il conflitto tra il desiderio dell’indipendenza e la realtà di una vita claustrofobica. Ciò sembrerebbe anche lo specchio delle opposizioni e delle ostilità che da anni segnano la patria degli artisti.



…all’Italia

All’interno della programmazione non mancano ovviamente i nostri maggiori esponenti della coreografia italiana a cominciare dal teatrodanza della compagnia Abbondanza/Bertoni che porta in scena “La morte e la fanciulla”, già premio Danza&danza 2017 e candidato ai Premi UBU e Hystrio. Si tratta di un lavoro pregiatissimo che coniuga musica classica, fisicità e dimensione spiritual-filosofica. La mutevolezza dell’essere porta a voler analizzare l’irrazionale, ossia, ciò che è invisibile agli occhi. È questo un aspetto che guarda la danza tingersi di ombre transitando nella sua fase “crepuscolare” ed evolvendosi attraverso varie e differenti immagini musicali e poetiche; “Full Moon” della Spellbound Contemporary Ballet fondata da Mauro Astolfi è, invece, una prima assoluta in cui la figura, suggerita nel titolo, della luna piena incarna la perfezione e la completezza delle relazioni umane quando esse raggiungono il loro massimo grado di espansione.

A concludere il Festival sarà “Corpo a Corpo” realizzato dalla Compagnia Zappalà Danza, diretta da Roberto Zappalà che questa volta decide di gridare la brutalità del tempo della violenza e dell’attuale distacco tra gli uomini e Dio partendo da un episodio biblico, testimonianza di un primo lutto originario.
Percorrendo un viaggio che dal Medio Oriente arriva al mondo Occidentale, le performance hanno come minimo comune denominatore l’identità tra gli uomini nonostante le divergenze culturali, politiche e religiose. Spettacoli realizzati da coreografi totalmente diversi per retaggio culturale ed etnoantropologico riescono, così, a ricongiungersi su uno stesso filo conduttore. Assolutamente inaspettato e…Fuori Programma.