Danza

Il mondo della Danza piange Patrick Dupond, l'étoile ribelle

Patrick Dupond
Patrick Dupond

Scompare la grande étoile internazionale della danza Patrick Dupond, artista carismatico e stravagante dotato di raro talento e virtuosismo. Aveva 61 anni.

Lo scorso 5 marzo ci ha lasciato uno dei più celebri ballerini francesi della sua generazione: Patrick Dupond si è spento a Parigi, dopo una breve malattia, all’età di 61 anni. 

Artista carismatico e stravagante, dotato di raro talento e virtuosismo, Patrick Dupond in un’intervista rilasciata nel 2000 al quotidiano Liberation confidò: “Piacere, sedurre, intrattenere, incantare, ho l’impressione di non aver mai vissuto tranne quello”.

La danza: il suo destino 

Classe 1959, nato nella capitale francese, Dupond fu un bambino irrequieto e ribelle.  
Con un padre assente fin da piccolo, fu la mamma a crescerlo e a cercare di indirizzare la sua energia e iperattività nella danza classica, che si rivelò essere il suo destino. 
Max Bozzoni, ex ballerino dell’Opéra di Parigi, lo prese sotto la sua ala protettrice, aiutandolo a sviluppare il suo talento: sarà il suo “maestro per la vita”  fino alla sua morte nel 2003. 

Patrick Dupond e Monique Loudières in "Romeo e Giulietta" (Palais Garnier, Parigi, 1984)


Dupond si formò artisticamente presso la scuola di ballo dell’Opéra di Parigi, per poi entrare a far parte della compagnia nel 1974, a soli 15 anni. 
Il suo precoce talento gli valse a soli 16 anni la medaglia d'oro al Concorso Internazionale a Varna (Bulgaria) con una citazione speciale per rara eccellenza. 
Nel 1978 fu nominato primo ballerino e nel 1980 la consacrazione: diventò étoile all’Opera di Parigi, nonostante il suo temperamento imprevedibile e indisciplinato. 

Una vita in scena

Fin dall'inizio della sua carriera la sua poderosa tecnica virtuosistica, le notevoli doti interpretative e il suo estro magnetico attirarono l'interesse dei maggiori coreografi del tempo: Mauricé Béjar, Roland Petit, Alvin Ailey, John Neumeier, Rudolf Nureyev e Bob Wilson crearono per lui lavori come Salomé di M.Béjart (1986), Il Gatto con gli stivali di R. Petit (1988), Au bord du precipice (sulla vita di Jim Morrison) di A. Ailey (1984) e Vaslav di J. Neumeier (1979). 
 

Patrick Dupond in "Au bord du precipice" di Alvin Ailey (1984)


Ospite frequente al Teatro alla Scala dal suo debutto, nel 1986, nel Boléro di Ravel/Béjart, prese parte alle danze dei Vespri siciliani, dirette da Riccardo Muti, su coreografia di Micha van Hoecke, per l’inaugurazione della stagione scaligera 1989/1990, dove la sua travolgente prova a fianco di Carla Fracci ed Elisabetta Armiato restò negli annali del teatro. 

Nel 1990, dopo due anni alla guida del Ballet National de Nancy, fu nominato direttore del balletto dell'Opéra di Parigi - succedendo nell'incarico a Nureyev, che guiderà per cinque anni, contribuendo ad ampliarne il repertorio. 

Rudolf Nureyev e Patrick Dupond al Museo di Picasso di Parigi (1990)


Irrequieto e individualista, ‘indisciplinato’ rispetto ai canoni tradizionali dell’Opéra, nel 1995 Dupond lasciò la direzione, dopo alcuni screzi, per dedicarsi all’attività free lance. 
Nel 1997 entrò in contrasto con la nuova direzione dell'Opéra e fu licenziato per "la sua insubordinazione e la sua indisciplina", secondo quanto lui stesso affermò: Dupond aveva accettato di far parte della giuria del festival di Cannes senza però ottenere il consenso dell'Opéra. 

La rottura con la sua ‘casa madre’ fu lacerante e profonda: nel 2000, dopo trent’anni di vita al Palais Garnier, iniziò un periodo buio per il ballerino, anche in seguito ad un grave incidente automobilistico che gli provocò 134 fratture e la fine quasi certa della sua carriera. Non dandosi per vinto, si disintossicò dalla morfina e riprese ad allenarsi col suo maestro, grazie al quale riuscì a rimettersi in piedi. 
Tornò in scena pochi mesi dopo partecipando al musical “Un air de Paris“, per poi dedicarsi al cinema, al fianco di Alain Delon, e vestire i panni di giurato nel “Ballando con le stelle” francese, nel 2018.

Patrick Dupond in "L'Air de Paris" di Thierry Harcourt (2003)


Negli ultimi anni però Dupond appariva sempre meno in pubblico: si era ritirato a vivere a Soissons, nell’Alta Francia, una cittadina dove aveva iniziato a collaborare con Leila Da Rocha direttrice di un’accademia e esperta di danze orientali. 

Alla vigilia del suo sessantunesimo compleanno ci lascia una delle personalità più travolgenti e carismatiche del mondo della danza, artista generoso ed eclettico, uno spirito ribelle e anticonformista.
"Lascia che la festa continui" era il suo leitmotiv e l'ultima frase della sua autobiografia.