Se ne è andata Carla Fracci, un'icona di arte, stile ed eleganza. Aveva 84 anni.
Purtroppo un'altra grande artista ci ha lasciato. E' morta Carla Fracci, all'età di 84 anni, dopo aver lottato contro un tumore.
L'étoile della Scala è stata una della ballerine più importanti al mondo e punto di riferimento per molte generazioni, portando il suo indiscusso talento sui palchi di tutto il mondo.
Icona di eleganza
“Poi potrai / rimettere le ali non più nubecola / celeste ma terrestre e non è detto / che il cielo se ne accorga. Basta che uno / stupisca che il tuo fiore si rincarna / si meraviglia. Non è di tutti i giorni / in questi nivei défilés di morte”.
Eugenio Montale dedicò “La danzatrice stanca” a Carla Fracci, immaginandola come una figura eterea, grazie alla maternità assurta a nuova esistenza. Icona della Danza e di stile, vestiva sempre di bianco, come puro era il cuore che batteva per la disciplina tanto amata. Armonia esteriore e interiore, artistica e di vita.
Per molte generazioni, Carla Fracci fu un punto di riferimento per la capacità di utilizzare la tecnica come strumento emozionale. Diede vita a personaggi gioiosi e drammatici: Giselle, Cenerentola, Medea, Swanilda, la Sylphide, Francesca da Rimini, per un totale di oltre duecento ruoli. La sua espressività traeva forza dall’assenza della parola, senza la quale i gesti, le movenze, i lineamenti del volto potevano liberamente esprimere i sentimenti più intimi, come scrisse nell’autobiografia “Passo dopo Passo”.
Gli esordi e l’incontro con il marito e regista
Nata a Milano nel 1936 da una famiglia di umili origini, entrò bambina alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala, dove fu notata da Luchino Visconti, allora impegnato a dirigere Maria Callas. L’assistente del Maestro era Beppe Menegatti, futuro marito e regista dell’étoile. I due ebbero un figlio, Francesco, architetto.
Divenne Prima Ballerina nel 1958 e, tra gli anni Cinquanta e Settanta, collaborò con il London Festival Ballet, il Sadler’s Wells Royal Ballet, lo Stuttgard Ballett, il Royal Swedish Ballett, fino a varcare l’Oceano per approdare, come artista ospite, al celeberrimo American Ballet Theatre. Si esibì nei più famosi teatri del mondo e nelle piazze cittadine, nelle carceri, nei luoghi dimenticati dall’arte, dove fece germogliare la cultura.
I partner celebri e le direzioni artistiche
Carla Fracci condivise i riflettori con colleghi anch’essi mitici: dal partner per eccellenza Rudolf Nureyev a Vladimir Vasiliev, Mikhail Baryshnikov, Gheorghe Iancu, Paolo Bortoluzzi; inoltre si affiancò a Margot Fonteyn, Alicia Marlìkova, Gelsey Kirkland.
Assieme a Erik Bruhn interpretò una Giselle passata alla storia, dalla quale venne tratto un film. Si prestò ad apparizioni spiritose in versione disco music, nella televisione in bianco e nero e a colori. Sostenne il ruolo attoriale di Giuseppina Strepponi nello sceneggiato RAI su Giuseppe Verdi, del quale era lontana parente. Diresse il Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli, dell’Arena di Verona e dell’Opera di Roma, dove riportò la tradizione classica e fece riscoprire titoli desueti.
L’eredità artistica
Negli ultimi anni, la Signora della Danza non nascondeva il suo diniego verso le operazioni “Friends”, a suo dire troppo commerciali e i cui frammenti di bravura valorizzavano l’interprete ma snaturavano il balletto, una storia da raccontare nella sua interezza poetica. Ha lasciato da realizzare un sogno importante: far nascere una Compagnia Nazionale, che promuova l’eccellenza dei giovani, ambasciatori d’italianità.
Amava il suo lavoro, danzare. La ricorderemo per una celebre frase, che rappresenta il suo voler essere il più vicino possibile al pubblico, sperando che sia seguita anche dalle nuove generazioni:
Ho danzato nei tendoni, nelle chiese, nelle piazze,
volevo che questo mio lavoro non fosse d'élite,
relegato alle scatole d'oro dei teatri d'opera.
A me piaceva così, e il pubblico mi ha sempre ripagato.
- CARLA FACCI -
Ciao, Dama bianca!