Al Centro Asteria di Milano è andata in scena la danza del Medio Oriente ricca di fascino e sensualità, con il suo antico significato riscoperto dalla coreografa Perla Elias Nemer
La danza mediorientale, ricca di fascino e sensualità, è ormai protagonista tra le nuove tendenze sul panorama del teatro di danza. Dopo un’intensa stagione estiva in cui nei cartelloni dei vari festival italiani e internazionali si sono affermate numerose compagnie di danza contemporanea mediorientale, l'autunno comincia con il debutto di The New Awalim. Si tratta di uno spettacolo di danza mediorientale con musica dal vivo a firma della coreografa Perla Elias Nemer, andato in scena a Milano lo scorso 29 Settembre presso il Centro Asteria.
L’incontro di due compagnie, Almas Al Qamar di Milano e Amirat di Roma, e il lavoro di un programma di formazione per danzatrici-musiciste e cantanti, danno vita ad una performance, attraverso la quale Perla vuole compiere una ricerca sulla tradizione classica araba, attribuendole preziosi spunti di contemporaneità e facendola interagire con la cultura canora e musicale italiana grazie alla musica dal vivo di Claudio Merico (oud e violino) Simone Pulvano(percussioni) e Riccardo Garcia Rubi (chitarra). L’artista messicana di origini libanesi ha, infatti, dedicato gran parte della sua vita alla danza orientale e alle sue evoluzioni, dallo stile classico del raqs sharqui alle sperimentazioni folkloristiche. E proprio da questi sviluppi la coreografa riparte per riscoprirne la sua antica origine.
Danzare il rito
L'idea si sviluppa a partire dallo studio delle figure delle Awalim, le danzatrici istruite che si esibivano nelle corti del periodo ottomano. Esse erano capaci di danzare, cantare e suonare, proponendo una visione colta dell'intrattenimento. In realtà la danza orientale nasce molto prima tra Egitto e Israele e presenta un carattere sacro, rituale. La danza veniva infatti eseguita dalle donne e, in particolare, dalle sacerdotesse per invocare la maternità e la fertilità della Terra Madre. Era quindi una danza pensata dalle donne ed eseguita esclusivamente tra donne. Era un rito molto intimo e le movenze accentuate del bacino volevano mimare il momento del parto e talvolta anche l’atto sessuale. Le danzatrici erano colte e istruite e dovevano saper cantare e suonare, a differenza delle gawazee, zingare che danzavano per strada o comunque per un pubblico di basso rango.
Una danza che torna ad essere delle donne
Del tutto assente era l’intento della seduzione in favore di un significato molto più profondo e soprattutto di carattere spirituale. L’immaginario comune, invece, ha sempre visto la danza orientale come una danza pensata per intrattenere un pubblico maschile in quanto eseguita da donne sinuose e sensuali. Fu solo verso la fine dell’Ottocento che i primi avventurieri occidentali giunsero in Medio Oriente e vennero in contatto con questa danza così diversa dal loro mondo e videro il corpo femminile come mero strumento di seduzione, sogno proibito da Le mille e una notte, con tutti i suoi harem e le sue incantevoli donne.
Questa idea si diffuse anche grazie alle tendenze ottocentesche dell’esotismo e dell’orientalismo che permearono tutto il periodo romantico. Con le New Awalim la danza araba può però tornare alle sue origini e il corpo femminile alla sua vera funzione di strumento dell’arte e mezzo per comunicare un modo d’essere sociale.
Lo spettacolo The New Awalim è ideato e prodotto da Perla Elias Nemer e Almas al Qamar, con la collaborazione di Iridea, associazione che a Milano favorisce lo sviluppo delle attività coreutiche e culturali nel settore della Danza Mediorientale.