Cresce il numero delle rappresentazioni sui palcoscenici italiani, ma questo aumento non trova un equilibrato riscontro nella spesa del pubblico. Nel 2001, gli italiani hanno visto l'offerta di spettacoli teatrali aumentare del 10% contro una riduzione del numero di spettatori del 4%. Le persone andate a teatro nella stagione 2000-2001 rappresentano il 26,4% della popolazione; la fruizione media risulta assolutamente saltuaria: il 67,33% del pubblico si e' recato a teatro da una a tre volte, il 24,77% da 4 a 10 volte e solo il 6,87% ha assistito a piu' di dieci spettacoli. Sono questi i dati piu' rilevanti di una ricerca curata dalla Fondazione Rosselli sul pubblico teatrale italiano, presentata ieri al teatro Eliseo di Roma. Nel nostro paese, dunque, c'e' poca abitudine a frequentare le sale teatrali, oltre a un diffuso disinteresse verso questo tipo di spettacolo, come afferma il 18% del pubblico. Ma chi e' lo spettatore italiano? I maggiori fruitori hanno eta' compresa tra i 26 e i 60 anni. I ragazzi (18-25 anni) rappresentano il 15% del pubblico complessivo nazionale, mentre gli over 60 il 19,2%. Il teatro si conferma essere un consumo di nicchia: i maggiori frequentatori sono infatti, tra i non occupati, gli studenti (13,8%) e i pensionati (14,7%) e, tra gli occupati, i liberi professionisti (10,7%) e gli impiegati (24,4%). Nella stagione 2001-2002 la presenza di uomini e' stata superiore a quella delle donne (51,6% contro il 48,4%), le quali pero' mostrano una frequenza piu' assidua. Tra le principali motivazioni di mancata frequenza, gli italiani adducono la mancanza di tempo (38,8%), la differenza di gusto rispetto all'offerta (19%), il disinteresse (18%). Gli italiani sembrano cercare a teatro soprattutto svago e intrattenimento (52,52%). Il genere preferito e' la commedia leggera, seguito dalla prosa classica. La prosa contemporanea rappresenta invece solo il 7,4% delle preferenze, mentre l'avanguardia e' prossima allo zero (0,8%). Il pubblico sceglie lo spettacolo in base all'attore protagonista (37%) o al testo messo in scena (33%). Il principale pregio individuato dagli italiani nel teatro nazionale e' la qualita' degli spettacoli (39,7%). Rispetto agli altri paesi europei, la ricerca rileva come Inghilterra e Spagna abbiano una percentuale di consumo teatrale intorno al 25%, molto simile a quella italiana, mentre e' la Francia ad avere un consumo al di sotto della media, con un pubblico pari al 16% della popolazione. In Italia, pero', il numero di spettatori cambia nettamente passando da regione a regione. Le sale teatrali nel sud e nelle isole sono 2,4 per ogni centomila abitanti, rispetto alle 3,9 per il nord e alle 4,2 per il centro. L'Italia meridionale effettua un acquisto piu' saltuario di spettacoli teatrali, mentre il nord-est e il centro sono caratterizzati da una frequenza piu' continua nel tempo. In Italia le sale teatrali sono in tutto 780. Tra l'estate del 2003 e i primi mesi del 2004, le recite effettuate sono state oltre 15.000, con quasi sei milioni di spettatori e un incasso di oltre 87 milioni di euro. Il maggior numero di spettatori si e' registrato in Lombardia, mentre fanalino di coda tra le regioni italiane risulta essere la Calabria, con solo 8 sale nel territorio, 43 rappresentazioni e oltre 24.000 spettatori.
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