Uno Shakespeare rivisitato o, meglio, «stravolto», come recita il foglio di sala, ha divertito molto il pubblico presente venerdì sera al Teatro al Parco. In cartellone Tanto rumore per cosa? Per nulla. dal Gruppo Omnia del Liceo classico Romagnosi, messo in scena nell'ambito di Scuolainscena, ottavo incontro tra Scuola e Teatro, organizzato a cura della professoressa Gabriella Manelli.
Lo spettacolo , diretto da Umberto Fabi e frutto di un laboratorio coordinato dalla professoressa Luciana Conti, è stato presentato anche alla XV Rassegna Nazionale di Teatro Scolastico «Maria Boccardi» di Castellana Grotte, dove si è classificato tra i vincitori, una volta superata la finale interregionale di Meda.
Liberamente ispirato a Molto rumore per nulla di Shakespeare , il lavoro strizza l'occhio a tutte le più celebri opere dell'autore inglese e fa riflettere sul teatro in sé , come spazio naturale delle maschere. I personaggi, le maschere, appunto, recitano una storia-pretesto, fatta di intrighi amorosi, smancerie e trame insidiose, in cui tanto si parla e si sparla. Il tutto per nulla. Pare un gioco all'inizio, ma il monologo centrale è una spia che ci invita ad andare al di là delle maschere, le tante maschere (di vetro, di carne, di ossa…) che ogni giorno indossiamo senza saperlo. Poi il ritmo riprende: si scherza, si ride e si prosegue nel gioco delle parti che potrebbe durare all'infinito, sotto lo sguardo distaccato e quasi indifferente dei tecnici addetti ai lavori. Loro sanno già come andranno le cose e non si sorprendono quando, prima dell'ultimo atto, i burattini meccanici, senza più energia, fulminati cadono a terra. A questo punto… lasciamo al pubblico la sorpresa, anche perché, visto il successo ottenuto e la grande affluenza di pubblico, si prevede di replicare lo spettacolo la prossima settimana nell'Aula Magna del «Romagnosi».
Uno spettacolo dunque più complesso e profondo di quanto ci si attenderebbe dopo i primissimi quadri. E sotto la cenere delle risate cova una piccola brace: sarà solo teatro? Gli attori, in bilico tra la maschera che indossano e la loro realtà, danno davvero il meglio, ognuno nel suo spazio contribuendo alla coralità espressiva, che è intento primario dalla regia di Umberto Fabi.
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