Teatro

E’ morta Valeria Moriconi. Venerdì i funerali.

E’ morta Valeria Moriconi. Venerdì i funerali.

Scoperta da Eduardo e lanciata al cinema da Lattuada, fu consacrata dal sodalizio con Franco Enriquez STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO Marchigiana, Valeria Abbruzzetti, nata a Jesi il 13 novembre del ’31 e poi (diciassettenne) sposata Moriconi, non ha mai smesso di essere. Dolce, innamorata e, nello stesso tempo, forte con la vita, dalla quale ha avuto molto, dando moltissimo. E a Jesi era tornata per cercare di vincere quel terribile male alle ossa che ieri l’ha stroncata, nella sua casa di via Mura Orientali. Accanto a lei il compagno Vittorio Spiga. Oggi la camera ardente al Teatro Pergolesi, che lei aveva diretto. Domani nella chiesa di San Giovanni Battista, i funerali. Di quella grande forza femminile, solenne o umile, sempre grandiosa, Valeria Moriconi aveva dato prova indimenticabile nella Medea di Euripide al Teatro greco di Siracusa nel ’96, applaudita da settemila spettatori, «comeuna cantante rock», aveva commentato con il sorriso ironico e aperto, da Eva che morde la mela, che conquistava tutti. Anche il temibile Eduardo. E lui, nel ’57, la fa recitare accanto a sé nel De Pretore Vincenzo, dopo un rapido provino in napoletano, concluso con un «la piccirilla va ’bbene». Prima dell’incontro con De Filippo, la Moriconi ha già una discreta carriera d’attrice alle spalle: dalla compagnia studentesca passa al cinema, una volta trasferitasi a Roma con il marito, poi lasciato, Aldo Moriconi. A scoprirla sul grande schermo è Alberto Lattuada che la vuole ne Gli italiani si voltano (episodio di Amore in città) e ne La spiaggia. Recita anche in film stranieri e grazie a La meilleur part di Allegret, ha una breve, (lo rivelò lei stessa in un’intervista) intensa storia d’amore con Gérard Philipe, «una persona baciata da Dio». Ma è il teatro che la fa sua. E tanti, diversi, sono gli autori con cui si cimenterà nella sua ricca e complessa carriera, dai classici greci a Thomas Bernhard, da Goldoni, per cui è una frizzante e seducente Mirandolina nella Locandiera, a Tennessee Williams, che segna una delle sue grandi sfide vinte: nel ’96 con la regia di Gabriele Vacis è La rosa tatuata, e alla passione di Anna Magnani, prima interprete del personaggio al cinema, Valeria aggiunge l’intelligenza. Poche le attrici di cui segue il magistero, tra queste Lilla Brignone e Andreina Pagnani al teatro della Cometa di Roma, ma tante le donne della sua galleria, scolpite a tocchi vellutati e instancabili: vorticosa nel Girotondo di Schnitzler, dà addirittura scandalo nella Mina de L’Arialda di Testori diretta da Visconti («un dio dispotico, molto duro durante le prove e insieme dolcissimo», dirà di lui), per impersonare la quale studia vita e abitudini delle prostitute. E la commedia viene ritirata dalle scene milanesi. Dopo i due grandi maestri che l’hanno formata, fondamentale nella sua carriera è il sodalizio artistico e di vita con il regista Franco Enriquez, conosciuto al festival internazionale del teatro di Bologna nel ’60. Nasce la Compagnia dei Quattro (con Mauri e Scaccia, cui poi si sostituirà Luzzati) e gli spettacoli sono i più svariati: c’è, irresistibile, La bisbetica domata di Shakespeare; il beffardo Edoardo II di Brecht-Marlowe, ma anche le lievi Storie del bosco viennese di von Horvath. Di questa incredibile duttilità, ma sempre sulla linea di una femminilità incrollabile, da dea mediterranea, approfitta la televisione per chiamarla negli sceneggiati che hanno fatto epoca, nella mondana Presidentessa o nel popolare Mulino del Po parte seconda. Ed è ancora in quegli anni ’70 che affronta il Pirandello,misterioso e inquietante, di Così è se vi pare, cui seguirà a teatro il Trovarsi diretto da Patroni Griffi fino al recente Questa sera si recita a soggetto con l’amato Castri. Ma gli appuntamenti con le grandi figure femminili sono un caleidoscopio e gli anni ’80 avviano gli incontri con le madri, quella edipica di Emma B, vedova Giocasta di Savinio (ripresa fino a pochi anni fa); quella ferrea di Filumena Marturano, o l’ambigua Nemica, bilanciate dalle fatali Cleopatra e La Venexiana. Ma Valeria Moriconi, Premio Simoni e Grand’Ufficiale della Repubblica che per il teatro è stata non solo interprete e regista ma anche direttrice di uno Stabile tra i più giovani, ad Ancona, si poteva permettere tutto, padrona e serva della scena, in quella che lei stessa definì «una lotta d’amore». Sara' allestita domani presso il teatro Pergolesi di Jesi la camera ardente per l'ultimo addio a Valeria Moriconi. I funerali dovrebbero svolgersi venerdi' nella chiesa di San Giovanni Battista, in Corso Matteotti a Jesi. In occasione delle esequie e' stato proclamato il lutto cittadino.