E’ morto Ray Charles. Quella che era divenuta una vera e propria leggenda della
musica nera si è spento a Beverly Hills, in California, all'età di 73 anni per le complicazioni di una malattia al fegato.
Per il suo talento musicale era soprannominato "The genius".
Nato povero a Albany in Georgia, nel Sud ancora segregato, rimase orfano a 15 anni ma aveva raggiunto il successo superando la tragedia della cecità che lo aveva colpito da bambino a causa di un glaucoma.
Aveva imparato il braille, scoperto la matematica, intuito la correlazione tra matematica e musica. La sua ultima apparizione in pubblico risale al 30 aprile accanto a Clint Eastwood: la città di Los Angeles aveva dichiarato monumento nazionale gli studi del cantante costruiti 40 anni fa nel centro della metropoli.
Charles aveva studiato composizione alla St. Augustine School, un istituto specializzato per l'educazione dei ragazzi non vedenti. Iniziò a lavorare come musicista in Florida, e nel '47 si trasferì a Seattle. Il suo primo singolo a entrare nella classifica R&B nel 1951, fu Baby, Let Me Hold Your Hand.
La sorte di Ray cambiò con un contratto per l'Atlantic Records per cui pubblicò una serie di pezzi straordinari: I got a woman, This little girl of mine, Hallelujah I love her so e What'd I Say, una canzone che mescola lo spirito rock and roll con una linea modernissima di piano elettrico. Fu questa la sua ultima perla per l'Atlantic, che avrebbe poi lasciato alla fine degli anni Cinquanta per passare alla Abc.
Nel 1965, però, Ray Charles fu costretto a fermarsi. Problemi di tossicodipendenza lo tennero lontano dai palchi e dalla musica. Il ritorno, un anno dopo, fu doloroso e sofferto. Abbandonò i territori del soul e del rock a favore di un pop di maniera, forse eccessivamente arrangiato.
Nel 1980 partecipò al film "The Blues Brothers" (pellicola cult con John Belushi) che rilanciò non poco la sua figura. Negli ultimi anni ha centellinato le apparizioni in pubblico.
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