La fatica di essere umili. E di insegnare questa virtù agli altri. Con una serie di incontri, seminari, rassegne cinematografiche e, naturalmente, rappresentazioni teatrali, Napoli si appresta ad accogliere Peter Brook e il suo invito alla tolleranza.
«Il problema che riguarda tutti noi è il potere della violenza e la vera natura di una tolleranza che è più potente ancora» sostiene il regista britannico, tra i massimi esponenti del teatro del Novecento, nel suo ultimo lavoro “Tierno Bokar”, in scena al Mercadante dall’1 al 6 febbraio. Su testo di Marie-Hélène Estienne, lo spettacolo - che il regista londinese firma come “ricerca teatrale” - si ispira a “Vita ed insegnamenti di Tierno Bokar - Il saggio di Bandiagara” di Amadou Hampeté Bâ, scrittore Peul, che descrive la vita e gli insegnamenti di quell’uomo umile, e allo stesso tempo straordinario, che fu il suo maestro. Una storia che accompagna lo spettatore nel cuore dell’Africa nera, animista, islamica, lacerata dal colonialismo francese e dai conflitti interni. «Come per tutta la sua produzione teatrale - spiega Roberto Roberto, presidente dell’Associazione culturale Alf Laila e curatore dell’evento - anche con ‘Tierno Bokar’ Brook non ha inteso fare uno spettacolo ingabbiato nella quotidianità, anche se per i temi trattati la rappresentazione risulta di stringente attualità». In primis, la necessità di riaprire un dialogo con il mondo islamico. Ma anche, e soprattutto, l’esigenza di ripristinare una pratica di relazioni umane, fondate sull’umiltà e la modestia. «Lo spettacolo - aggiunge Roberto - vuole essere un grande messaggio di pace e fratellanza tra i popoli, razze e religioni». Un appuntamento di grande prestigio, dunque, e anche un’occasione imperdibile per vedere in scena, tutti insieme, alcuni attori di grande talento, che lavorano da sempre con Brook, da Sotigui Kouyaté a Bruce Myers, a Yoshi Oïda (gli ultimi due saranno inoltre protagonisti dei seminari rivolti ad attori e registi organizzati dal Mercadante nei giorni 2, 3 e 4 febbraio).
«Il nostro teatro ospiterà le uniche rappresentazioni italiane di questo lavoro di Peter Brook» annuncia soddisfatto Ninni Cutaia, direttore dello Stabile partenopeo, coproduttore dello spettacolo. E sembrerebbe lasciarsi andare a un gesto di scongiuro. Ma, noblesse oblige, Cutaia resiste, mantiene l’aplomb e spiega: «È per noi motivo di grande orgoglio la partecipazione a questa produzione, innanzitutto per l’importanza dell’autore in questione, ma anche perché il progetto ci consacra produttori di cultura al pari dei teatri delle grandi città europee». Ad affiancare le rappresentazioni teatrali, una serie di iniziative che la città mette in campo per valorizzare la presenza di Brook a Napoli. L’Istituto francese “Grénoble” organizza da oggi fino al 4 febbraio la proiezione di un ciclo di film a sua firma. Nella sua lunga carriera (oggi Brook ha più di ottant’anni), l’artista inglese ha attraversato anche il cinema con una serie di opere, breve ma memorabile: film anomali, distanti tra loro, spesso alieni rispetto al cinema coevo, quasi sempre sorretti da un’assoluta autonomia di ricerca e di visione. La retrospettiva dell’istituto di via Crispi proporrà oggi “Il Signore delle mosche”, un’opera di stile secco e scabro proprio del free cinema che guidava la cinepresa di Brook nel ’63. Il 27 gennaio, la rassegna proseguirà con la pellicola che rappresenta il compimento maturo del cinema di Brook: sarà la volta di “Marat-Sade”, da Peter Weiss, trasposizione di uno spettacolo che diventa parossistico gioco di specchi tra cinema, teatro e teatro-nel-teatro, dove dialogano la distanza di Brecht e la crudeltà di Artaud. E ancora il 28 gennaio sarà proiettata “Mahabharata”, la pellicola che segna l’incontro profondo tra Brook e la cultura indiana. Infine, il 4 febbraio, “The tragedy of Hamlet”, sviluppo cinematografico dello spettacolo messo in scena dallo stesso Brook al Teatro delle Bouffe du Nord nel dicembre del 2000, tratto dall’Amleto di Shakespeare. Il 31 gennaio, intanto, il Cinema Modernissimo proporrà il film “Brook par Brook - portrait intime”, girato nel 2002 da Simon Brook. Il 2 febbraio, infine, il regista incontrerà gli studenti della cattedra di Storia del Teatro dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, mentre il 4 febbraio, al Grénoble, è in programma un incontro con Georges Banu, docente di Studi teatrali alla Sorbona e uno dei massimi conoscitori dell’opera dell’artista inglese.
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