Ventuno artisti e lo spazio fatiscente, ma suggestivo dell’Antico Teatro Savoia. Otto giorni per realizzare le opere proprio lì, direttamente dove saranno esposte. Un tema universale e non facile. Quello dei confini, da capire e oltrepassare…
Evento artistico di fine estate, Isola Senza Confini è la Rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea organizzata dal Consorzio Turistico Isola di Sant’Antioco. I ventun’artisti invitati a questo primo appuntamento –e che si sono impegnati a realizzare le opere direttamene in loco- appartengono a diverse nazionalità. Del resto i confini a cui allude il titolo non sono tanto i limiti territoriali, quanto quelli sociali e culturali.
Così Angelo Secci continua la sua ricerca facendo capo ad un linguaggio con forti connotazioni espressioniste; poetico e profondamente intimo l’intervento dell’albanese Aghim Muka, mentre più sconvolgente risulta l’analisi interiore di Damiana Degaudenzi con le sue radiografie. Un omaggio al dramma delle Torri Gemelle da parte di Elisabetta Falqui manifesta il malessere di una società colpita dalla guerra, mentre appaiono fortemente criptici gli alfabeti dell’austriaca Eva Maria Neuper. La rumena Nora Blaj Demetrescu s’ispira ad un lirico linguaggio informale così come cromatismo e gestualità sono alla base dell’istintiva e travolgente esecuzione dell’austriaco George Brandner, mentre Giulia Casula, con Trappola, desideri, miraggio, gioca con il canto ammaliante delle sirene.
S’identifica bene con il tema della rassegna il linguaggio di Simone Dulcis, da sempre orientato sulla linea di confine; altamente concettuali gli spagnoli Sandra Sarasola e Jesus Herrero, sofisticata, invece, l’installazione-calco di Makoto con riferimenti alla statuaria classica.
Mediante il linguaggio espressionistico che segna le sue ultime opere, Primo Pantoli affronta il tema bellico; nel Ring dei dannati Marilena Pitturru utilizza la sospensione di inquietanti involucri corporei mentre Les Pierres de la Cripte è il titolo con il quale il Free Dog Club firma la video-installazione. Slavenca Petre plasma il bronzo creando forme della natura, mentre, essenzialità e minimalismo sono gli elementi caratteristici della poetica di Gulla Ronnow Larsen; liriche e surreali le visioni del giapponese Kazuto Takegami ed intense e drammatiche le Anime Salve di Gemma Tardini dominate dalla presenza materica. Attraverso delicati acquerelli Monika Wolf realizza l’emblematica Ghost Shirt sioux e infine Gianni Salidu con la scarna scultura in legno di ginepro che dimostra come per l’artista sia fondamentale l’utilizzo dei materiali locali.
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