'In Sicilia' è il titolo del nuovo libro di Matteo giornalista del Corriere della Sera, siciliano residente a Milano. Uno stato in luogo, ma non un touring, un titolo icastico che vuole esprimere la Sicilia come teatro del mondo. Anche a Gela Collura ha voluto presentare il libro della sua vita, della sua maturità, come lo ha definito, perchè città ideale che ha una Storia e una memoria importante, 'Gela frontiera siciliana - ha detto - come la Sicilia è la frontiera italiana'. A fare da cornice, l'auditorium del Liceo classico 'Eschilo'. Al tavolo con Collura, l'assessore all'Istruzione, Università e Ricerca Luciano Vullo, il presidente dell'Unitre Pina Arces Giordano, ed il giornalista Rai Nuccio Vara. Quest'ultimo, autore di diversi saggi, ha introdotto la presentazione del libro, definendolo strano, saggio e romanzo che si inserisce fra gli scritti degli intellettuali siciliani quali: Salvatore Quasimodo, Vincenzo Consolo andati via per vivere al nord, portandosi dietro il rovello della Sicilia come metafora del mondo. Una Sicilia devastata quella di Matteo Collura, i temi del libro sono divenuti quasi un pretesto per parlare delle condizioni di questa terra incastonata sul Mediterraneo, del rifiuto specialmente giovanile di fare i conti con la storia e la memoria di una regione dalla quale fuggire; il rifiuto anche per la letteratura siciliana. Si è parlato della questione siciliana, da anni al centro del dibattito politico-culturale da anni, della morte della vera Politica anticipata in Sicilia prima che avvenisse su scala nazionale, senza scontri visibili ma con qualcosa di strano.
E ancora accennate le stragi di mafia, la peculiarità della cultura siciliana che nella metà del '900 tentava già di tracciare la possibilità di alternativa con Ignazio Buttitta, Rosa Balistreri ed i tanti che con la Sicilia delinearono un rapporto di speranza attraverso le loro arti. L'assessore Vullo ha detto che 'In Sicilia' è un libro che fa pensare. 'Dobbiamo far rivivere non una Sicilia musealizzata, ma capace di pensare e non di capire devastando; di questo ne siamo già stati capaci'.
Da tutto questo è venuto fuori un mancato rapporto tra il sentire morale e il paesaggio e che nonostante 'il cielo che disorienta e appaga' sono le idee a dover muovere il mondo.
Teatro