Le vie dei festival giungono alla decima edizione (1994-2004). In questi anni, con un occhio ai migliori spettacoli dei festival estivi, il cartellone del festival ha sempre privilegiato artisti e compagnie che fossero capaci di esplorare zone di contatto fra le arti sceniche, territori espressivi in cui lasciar interagire il teatro con la danza, la musica e le arti visive. Si comincia il 15 ottobre al Teatro Comunale con Urlo, di Pippo Delbono, spettacolo che riunisce due personalità artistiche che hanno segnato la storia di Emilia Romagna Teatro Fondazione negli ultimi anni: da una parte Umberto Orsini, che dimostra una curiosità e una capacità di mettersi in gioco fuori dal comune, dall'altra Delbono, il cantore della condizione marginale. Prodotto da ERT in collaborazione con una serie di prestigiosi teatri italiani ed europei, Urlo ha riscosso un successo straordinario al recente Festival di Avignone. L'evento successivo vede sul palco del Teatro delle Passioni (22 ottobre), Dj Spooky, pseudonimo di Paul D. Miller, poliedrico artista newyorkese e maestro indiscusso della musica elettronica. Molto più che un abile tessitore di suoni, Dj Spooky incarna l'esempio di un artista che spazia fra un'impressionante varietà di generi musicali, ambient, dub, trip hop, drum'n'bass, jazz, fonti visive e sonore.
Un'altra prima nazionale apre una porta sul Medio Oriente, in particolare su un paese ricco di storia e arte come l'Iran contemporaneo. Se già la cinematografia iraniana ha restituito una ventata di forza e autenticità, facendo incetta di premi e consensi in tutto il mondo (per tutti ricordiamo Abbas Kiarostami), ora è interessante vedere all'opera un giovane talento della regia teatrale, Amir Reza Koohestani, con uno spettacolo Dance on glasses che ha riscosso grande interesse all'ultimo Kunsten Festival des Arts di Bruxelles.
A seguire due spettacoli che portano in qualche modo la firma di Jan Fabre. Regista, performer visivo, coreografo, scenografo, scrittore, il poliedrico artista fiammingo è uno dei padri dell'avanguardia europea, che da sempre ha manifestato una sensibilità viscerale al corpo. Fabre, che sarà tra l'altro "artista associato" della prossima edizione del Festival d'Avignon, è stato, negli ultimi anni, autore di ossessivi monologhi affidati di preferenza ad attrici-danzatrici. Quando l'uomo principale è una donna – il cui titolo originale è in italiano, nonostante la produzione sia belga – è un "dance solo" di straordinaria intensità, un'ode alla leggerezza, ma nel contempo alla forza e alla potenza delle donne. La danzatrice islandese Erna Omarsdottir, già interprete due anni fa di My movements are alone like streetdogs, sempre di Fabre, concepisce una nuova coreografia IBM – 1401, a user's manual, frutto di un lavoro a quattro mani con il musicista Johann Johannsson. IBM – 1401, a user's manual è una meditazione in forma di danza sulla complessità delle relazioni fra l'uomo e le macchine, che mette a confronto movimenti organici e meccanici, con un'energia misteriosa, intangibile, spontanea.
Salmagundi mette invece in relazione gli allievi del corso di formazione per attori Epidemie organizzato da ERT Fondazione l'anno passato con la poetica del Teatro delle Albe di Ravenna. Lo spettacolo, che ha debuttato in luglio al Mittelfest, è una satira della società odierna. "L'idea di partenza mi è nata dalla constatazione dell'inarrestabile dilagare della stupidità – spiega Marco Martinelli, autore e regista di un lavoro che definisce, ironicamente, "favola patriottica".
Michele Abbondanza e Antonella Bertoni tornano a Modena con Alcesti, potente affresco che riprende, attraverso la tragedia classica e Rilke, uno dei temi classici della fiaba popolare: il sacrificio per amore. I Motus propongono sul palcoscenico del Teatro Storchi L'ospite, un lavoro su Pasolini che prende spunto in particolare dal romanzo e dal film Teorema. L'ospite è un'opera che conferma i forti legami della poetica del gruppo riminese con le arti visive e con il cinema. Il nuovo lavoro dei Motus testimonia altresì come un giovane gruppo della ricerca italiana porti avanti con convinzione un'originale ricerca creativa, fino alla conquista graduale di un linguaggio specifico.
Il fenomeno delle migrazioni che tanto interessa il nostro paese in questi anni, i viaggi dei profughi della terra alla ricerca di un nuovo destino, di un futuro lontano dalla propria patria, viaggi che sono spesso fughe obbligate dalla guerra e dalla fame, sono alla radice de Il cielo degli altri, lo spettacolo di César Brie che chiude il festival, al Teatro delle Passioni dal 3 al 5 dicembre. Infine, un'iniziativa importante: da sabato 30 ottobre a domenica 5 dicembre, nei giorni di spettacolo, a partire dalle ore 17, sarà disponibile un'ampia rassegna di dvd-video, in collaborazione con il Riccione TTV. È un modo per avvicinare i più giovani ad una storia del teatro fatta di spettacoli. Nelle università si studiano i testi e le biografie degli autori, ma il teatro è accadimento sfuggente, vive della pratica del mestiere sul palcoscenico.
LE VIE DEI FESTIVAL
Modena 15 ottobre – 5 dicembre 2004
Teatro