Teatro

Morto Ustinov: scompare il Poirot dello schermo

Morto Ustinov: scompare il Poirot dello schermo

Se c'è stato un attore che poteva a buon titolo vantarsi di essere ambasciatore del cinema presso tutti i pubblici del mondo ed erede della più spettacolare tradizione dei saltimbanchi e dei guitti questo fu Peter Ustinov, il Poirot dello schermo, volto noto e familiare per almeno quattro generazioni di spettatori. Corpulento, ironico, capace di trasmettere divertimento e gusto della vita era un talento errabondo e raffinato forse perfino più noto e apprezzato nel mondo del teatro che in quello del cinema. Il suo sorriso contagioso, la sua risata omerica, il suo accento inconfondibile restano legati al personaggio di Hercule Poirot nei film per la tv ispirati ai romanzi di Agatha Christie ma la sua carriera, forte di quasi 100 titoli, gli riservò momenti esaltanti fin dal Nerone di 'Quo Vadis?' del 1951 e dal direttore del circo di 'Lola Montes' del 1955. Nato a Londra il 16 aprile 1921, di famiglia aristocratica russa, aveva un nonno ufficiale dello zar. Sua madre era la disegnatrice-scenografa Nadia Benois che disegnò i primi balletti di Diaghilev, ma Peter Ustinov si vantava di avere nelle vene il sangue di almeno sei popoli: per incroci familiari oltre che russo era anche tedesco, spagnolo, italiano, francese, etiope e restava fiero del suo passaporto inglese in nome del quale combattè la seconda guerra mondiale facendo anche l'attendente del tenente colonnello David Niven. Si sposò tre volte mettendo al mondo quattro figli e tra le signore Ustinov si annovera la grande attrice Suzanne Cloutier. Debuttò sullo schermo vestito da prete nel 1942 per un film di propaganda bellica ('Uno dei nostri aerei è scomparso') ma nello stesso anno firmava in teatro il suo primo lavoro da commediografo. Il successo internazionale gli venne nel 1960 con il personaggio di Lentulo Batiato in 'Spartacus' ma la sua carriera lo portò sempre sui due lati dell'oceano, comprese molte incursioni nel cinema italiano, in nome di un talento irrequieto che lo stimolava a sempre nuove sfide. Fu così il ladro gentiluomo Simpson di 'Topkapì (1964), l'ambasciatore Pineda ne 'I Commediantì dal romanzo di Graham Greene nel 1967, il pirata Barbanera nell'omonimo film del 1968, Erode il grande nel 'Gesu» di Zeffirelli (1977), Charlie Chan in un fortunato remake dell'investigatore cinese nel 1981. Tra le curiosità della sua carriera c'è anche quella di aver perso il ruolo che fu poi di Peter Sellers in 'La pantera rosa'. Dal 1971 era ambasciatore dell'Unicef e fu questa, insieme alla televisione, la grande passione della sua vita. Nel 1990 fu nominato baronetto di Sua maestà britannica.