Si può risolvere tutto nella vita, anche il problema del teatro. Partiamo da una domanda semplice. Premesso che non ci sono più soldi per le piccole e medie compagnie e quei pochi che c'erano, sono finiti nei ricchi programmi di sala dei Teatri stabili… Perché i teatri sono vuoti? Perché la gente non ci va. E perché la gente non ci va? Perché preferisce restare a casa a vedere dieci pirla che sperano di diventare famosi morendo di dissenteria su un'isola deserta!
La colpa di chi è? La colpa è dello Stato? Perché, mi dico e domando qui in questa piazza di Santarcangelo, non si istituisce il teatro dell'obbligo?
Che idea, eh! Se ognuno sarà costretto ad andare a teatro le cose cambieranno immediatamente! Perché credete hanno istituito la scuola dell'obbligo? Perché sennò non ci andavano... Perché le tasse sono obbligatorie?! La leva fino all'altro giorno era obbligatoria?! Il teatro dell'obbligo costituirebbe un motivo d'incremento per la nostra economia. Non è la stessa cosa dire: «Ci vado stasera a teatro?» o dire: «stasera devo andare a teatro, devo». Il cittadino sa che andare a teatro sarebbe il suo dovere, non è più necessario che scelga lo spettacolo tale o tal'altro, non ha più il dubbio di dire: ci vado stasera a vedere quei Sei personaggi in cerca d'autore? NO, ci va e basta!
Qualcuno domanderà, lo so già, e l'obiezione di coscienza? E se si rifiuta? Ho mal di testa, sono stanco, c'è la partita… BASTA! Ma santo Dio, lo Stato ha creato una polizia parallela che è riuscita a portare un imam musulmano milanese in un carcere in Egitto, e non riusciamo a fare una polizia parallela che porta con la forza una qualsiasi famiglia Rossi a vedere un normalissimo Pirandello? Solo con la costrizione oggi si può convincere il pubblico ad andare al teatro. Decenni e decenni di buone parole e offerte allettanti dei Teatri Stabili non sono serviti a niente. Ve ne dico alcune: a teatro in pullman, ti porto a casa io, porta un amico a teatro, regala l'abbonamento a Natale per tua zia, ne vedi tre ne paghi due, ogni dieci classi un professore gratis, adotta un attore del teatro civile, raccolta punti, ogni tre spettacoli fuori abbonamento una serata gratis con le sorelle Lecciso che fanno Le Troiane di Euripide, Pasqua con i tuoi, Natale con Ronconi, BASTA!
Io propongo, al posto del Fondo Unico per lo Spettacolo, l'UFTO Universale Frequenza Teatrale Obbligatoria. Immaginate ogni sera 50 milioni e più di spettatori: che foyer, che parterre, che côté, che noblesse oblige, s'il vous plaît, pour plasir, si vous voulez, si vous ne voulez… Voilà. Soltanto con simili grandiosi progetti e strumenti di potere è possibile rimettere in piedi il teatro e non certo con i biglietti gratuiti e con le sovvenzioni.
No, l'unico sistema è l'obbligo, il potere di obbligare il cittadino ce l'ha solo lo Stato. Voi mi direte, ma così il teatro diventa una dittatura e io risponderò: perché la televisione cosa è? Sapete, il teatro è pericoloso, perché che uno spettacolo sia bello o sia brutto, che io sia in forma o no, comunque si esce di casa la sera, ed è pericoloso anche per un altro motivo, perché a teatro si raccontano le storie e le storie reggono sui conflitti e il teatro insegna come si gestiscono i conflitti. Senza i conflitti non c'è storia per noi. E il Teatro ce lo insegna… Cosa sarebbe l'Amleto senza l'Amleto? Niente, l'Amleto senza l'Amleto sarebbe un ragazzo dark che sniffa cocaina, va al Cocoricò, vede il fantasma di suo padre e dice: stasera ho esagerato… Cosa sarebbero Giulietta e Romeo se fossero stati orfani? Finiva dopo un atto! Divorziavano prima che finisse il primo. Ma dai...
Il Teatro fa un'altra cosa… e lo sapete perché in tv fanno le cose che fanno nel pomeriggio: i talk show, i quiz...Invece alla sera, verso mezzanotte o l'una, cominciano a fare cose intelligenti di qualità: perché i bambini a quell'ora dormono… Se fossero svegli, poi magari da grandi le cose intelligenti le rifarebbero…
Come si fa ad uscire? È difficile oggi fare i comici, anche se per qualcuno può sembrare il periodo migliore, quando il linguaggio del potere si avvicina a quello dei comici, allora è un periodo difficile.
Signori, io penso che un comizio, se fatto da un attore, abbia bisogno anche di storie. Personalmente se mi tolgono anche i teatri io vado a recitare per strada. Se mi dicono: non si può, intralci il traffico, andrò ad attaccarmi alla grondaia e verrà il sindaco di Milano, il Dj Albertino e dirà: no è pericoloso… Andrò a raccontare storie attaccato ad una nuvola, mi diranno: è troppo surreale, fa Chagal, chi viene? Fa niente! Andrò a raccontare storie su una nave da crociera. C'è chi ha iniziato su una nave da crociera e chi ci finirà su una nave da crociera.
Questi riportati qui sopra sono alcuni stralci dal «comizio» che Paolo Rossi ha tenuto lunedì sera al Festival di Santarcangelo ispirandosi liberamente a «Teatro dell’obbligo» di Karl Valentin, pubblicato da Adelphi.
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