Esperimento insolito quello di Massimo Fini che da giornalista e scrittore si cimenta come attore teatrale.
Il libro "Massimo Fini è Cyrano" sembra null’altro che il copione teatrale di uno spettacolo che l’autore stesso ha portato in scena. Ma il libro è in realtà il frutto di un tormentato percorso artistico "multimediale" suo malgrado: un’operazione editoriale nata da un progetto televisivo ed incarnatasi, prima che in un libro, in uno spettacolo teatrale.
"Cyrano" era inizialmente il titolo di un "Format" televisivo proposto a Rai 2 da Eduardo Fiorillo per una trasmissione di costume che sarebbe stata condotta dalla bella Francesca Roveda. Il personaggio di "Cyrano" rappresentava lo sguardo, distaccato, il punto di vista originale, pungente, stralunato, caustico e sognatore insieme, che Massimo Fini fu chiamato ad interpretare dallo stesso Fiorillo. All’interno della trasmissione Fini avrebbe quindi commentato temi di società e costume come la vecchiaia, il narcisismo ecc. di volta in volta trattati.
Ma ad un certo momento ecco che, per "oscuri" problemi legati proprio alla figura "mal digerita" di Massimo Fini da parte di alcuni politici e dirigenti Rai, la trasmissione, dapprima approvata, programmata e già in corso di realizzazione negli studi, viene improvvisamente "bloccata", "cancellata", "esclusa". A Eduardo Fiorillo si chiede di sostituire Massimo Fini pena la cancellazione del progetto. L’ideatore, con grande coraggio e dignità, rifiuta la facile soluzione e decide, insieme allo “scomodo” protagonista e alla Riveda, che il progetto verrà comunque realizzato seppure al di fuori della televisione: "Cyrano" sarà uno spettacolo teatrale autoprodotto dove Fini reciterà la parte del narratore protagonista.
Il progetto emigra così dalla televisione al teatro acquisendo spessore e insieme cambiando forma. Massimo Fini, che inizialmente doveva commentare gli argomenti della trasmissione, diventa la voce principale di un "teatro civile", una grande riflessione sulla nostra società, sulla modernità, sulla politica.
Lo spettacolo si vende al Teatro Ciack di Milano, al Puccini di Firenze, al teatro delle celebrazioni di Bologna e in altre città dando seguito a quel nuovo genere di teatro dei "narratori impegnati" già sperimentato con successo da Marco Paolini e Ascanio Celestini.
L’approccio al lavoro da parte di tutto il gruppo è serio, onesto, umile quel tanto che il teatro pretende, orgoglioso al punto giusto.
Il libro nasce come cronaca di questo lavoro ed inizia con il bel racconto del backstage mostrando anche il lato più umano, introspettivo e terapeutico del clima che si instaura necessariamente intorno ad una creazione artistica corale.
I quattro atti in cui si divide la pièce trattano grandi temi legati al mondo come la democrazia, il concetto di modernità, la crisi dell’occidente ma insieme a questi spuntano anche temi più intimi all’individuo: la depressione, l’angoscia, il male di vivere.
"Cyrano" guarda l’uomo e guarda il mondo con emozioni, riflessioni, monologhi, semplici frasi, talvolta singole parole o silenzi utili anch’essi a capire, a sentire, a …pensare…una volta tanto.
Un teatro coraggioso, un progetto esteticamente misurato per quanto sperimentale, un percorso intelligente passato per più codici espressivi, slittato attraverso mezzi diversi di comunicazione, realizzato in più formati. Questa trasmigrazione, che poteva rappresentare un limite si è invece rivelata una forza e una ricchezza poiché ha asciugato il progetto di tutto il superfluo, ne ha epurato la superficialità televisiva, la spettacolarità, la fretta, il bisogno di immagine, ne ha dissolto l’autocompiacimento da video ed anche la sperimentazione da palcoscenico facendone nascere un testo letterario sintetico, deciso, essenziale, che, come si legge nel sottotitolo, va "contro tutti i luoghi comuni".
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