Teatro

Scala di Milano, capolavoro tecnologico

Scala di Milano, capolavoro tecnologico

Dopo aver demolito 120 mila mq se ne sono ricostruiti 130 mila; 600 persone hanno lavorato a turno per realizzare l'opera - 20 pannelli movibili, un'acustica migliorata e un'elettronica legata alla meccanica; anche le poltrone in sala con display a fibra ottica. Centoventimila metri quadri demoliti, 130 mila ricostruiti, il cuore antico restaurato. È questo il miracolo che è accaduto nel cuore di Milano, in 30 mesi di lavoro: il restauro del Teatro alla Scala, che ha abbracciato il cuore settecentesco del Piermarini con la tecnologia del terzo millennio. «Avevo qualche dubbio sui tempi – confessa l'architetto Mario Botta durante il sopralluogo dei giornalisti in teatro – in Svizzera sarebbe occorso un anno in più. Dopo 30 mesi di patemi - tira un sospiro di sollievo il sindaco di Milano, Gabriele Albertini - ansie e molto lavoro, siamo finalmente nella fase ultimativa e, salvo imprevisti, dovremo essere in condizione di aprire il 7 dicembre. Quanto é avvenuto – aggiunge – è qualcosa di straordinario. Circa 600 persone si sono alternate in tre turni di lavoro: è un miracolo di organizzazione, coesione e grande capacità organizzativa. E l'abbiamo fatto con un costo maggiorato, rispetto alle previsioni, del 10 per cento. Forse Maria Teresa d'Austria ci avrebbe considerato dei buoni imitatori!». La parte più stupefacente è il palcoscenico, che si presenta come un grande spazio a elle di 1.600 mq, suddiviso in tre aree: palcoscenico, retropalco e spazio laterale. La nuova macchina scenica, infatti, é composta da sette ponti, che si muovono in senso verticale, scendendo fino a 13 metri e salendo fino a 2,5 metri rispetto al palco, che sono a loro volta composti da 20 pannelli movibili indipendentemente; e da sette carri compensatori, che si muovono in senso orizzontale. Ogni carro è lungo 21 metri, pesa 30 tonnellate e ha una potenza di spunto di 30 chilowattora. Le scene, inoltre, possono essere cambiate e montate sotto il livello del palco e portate su all'occorrenza. «Il tutto – spiega l'ingegnere capo, Antonio Acerbo – funziona con un'elettronica legata alla meccanica: c'é un software interno ai motori, ma non siamo di fronte a un'informatizzazione spinta. Ci sono pulsanti, non computer e quindi non si corre il rischio di blocchi. In caso d'emergenza, si riarma l'interruttore». Molto migliorata è l'acustica, che il direttore d'orchestra Riccardo Muti ha dichiarato "fantastica", grazie al nuovo pavimento di legno della platea, in sette strati e "flottante" voluto dall'esperto spagnolo Higini Arau. Gli interventi per migliorare l'acustica hanno riguardato anche i rivestimenti interni dei palchi: tra il cosiddetto 'mollettone' e la tappezzeria in seta di cotone è stato messo un velo di polietilene per garantire un'attenuazione dell'impatto sonoro. E dopo aver tolto strati di tappezzeria, moquette, intonaco e cavi, con il restauro conservativo, che terminerà il 20 novembre prossimo, i palchi sono tornati al loro originale splendore: con i pavimenti in cotto o in parquet intarsiato, specchi, affreschi settecenteschi (come nel palco del vice re), marmi e stucchi, come li avevano decorati le famiglie nobili di allora. Le poltrone in sala sono state dotate di display a fibra ottica. Per il condizionamento si è utilizzato l'acqua di falda e tutto è a norma da un punto di vista infortunistico, sia per le maestranze, sia per il pubblico. «Tutto – sottolinea De Corato, ringraziando anche il magistrato che ha dato l'ok – è in regola ed è passato attraverso i tribunali di tutti i gradi». Si è risolto anche il problema del loggione: non ci saranno più posti in piedi, ma i loggionisti avranno a disposizione 160 posti a sedere nelle due gallerie e altri 54 distribuiti nei palchi; inoltre, anche in loggione ci saranno i display, montati sulle balaustre.