Teatro

Sean Connery, il narcisismo dei 74 anni

Sean Connery, il narcisismo dei 74 anni

L’attore accusa le major di Hollywood: non giro film da due anni. Non sa vedersi invecchiare: ma tra i volti noti è in buona compagnia. Un famoso attore di 74 anni, quando lavora, fa l’uomo anziano in piccoli film d’autore, fa dei cammei in film importanti, in genere. Se però il famoso attore vuole grandi parti, e soprattutto chiede dieci milioni di dollari a film, le offerte non piovono. Parrebbe logico, per Sean Connery non lo è. Per questo non ne può più «degli idioti di Hollywood », cioè i produttori. Oggi Connery dovrebbe ricevere «una proposta che non posso rifiutare» — citazione dal Padrino — per recitare in un film; lo ha detto al New Zealand Herald in un’intervista. In effetti, Connery non lavora da un paio d’anni; a pensarci, in nessuno degli ultimi film ha avuto ruoli memorabili; a essere cattivi, non è stato saggio a rifiutare il ruolo di Gandalf nel Signore degli anelli, anche se lui si dichiara un non-fan. E poi, questione ben più dura da accettare, Connery è un bravo attore e un bellissimo uomo e passerà alla storia del cinema; ma non tanto come attore, quanto come l’unico- vero-amatissimo James Bond-007 nei film. E’ un uomospiritoso, si prende in giro quando — annualmente — compare nella classifica di People dei «Sexiest Men Alive», cioè in vita: «Non ci devono essere tanti uomini sexy da morti». Lui è ancora un po’ sexy da vecchio, però (perciò?) si arrabbia se non gli propongono parti da star. E’ da 007 o no un atteggiamento del genere? No e sì. No perché Bond-James Bond era un tipo contenuto e autoironico (l’autoironia ce la mise lui poi, nei romanzi di Ian Fleming l’agente segreto era più cupo). Sì perché Bond ostentava virilità da combattente playboy, ma è stato un eroe narcisista uno che si curava maniacalmente con prodotti di lusso, altrettanto maniacalmente si calzava e vestiva, si ammirava e si specchiava. In questo era moderno come un metrosexual, e il personaggio deve avere influenzato l’attore. Per cui: come Bond-James Bond si sarebbe arrabbiato a finire in un ufficio con miss Moneypenny, Sean Connery non si rassegna a essere un affascinante vecchio signore. Con effetti pessimi: chi legge le sue lamentele si scopre a trovarlo meno affascinante (a chi si lagna capita). Con riflessioni indotte banali ma inevitabili: sulla vanità che è in parte maschilista, effetto della prolungata capacità riproduttiva (gli uomini invecchiano più tardi delle donne, anzi idealmente non invecchiano mai); e in parte è effetto di una femminilizzazione da stereotipi (il trovarsi belli e curarsi, il lamentarsi anche in modo stizzoso se le cose non vanno come si vuole, il sentirsi primedonne). Colpisce uomini noti, anche da noi. Per esempio. Succede che Gianni Vattimo professore di filosofia importante ed ex parlamentare sui settanta, faccia agli intervistatori racconti imbarazzanti sulla sua storia con un giovane cubista e le sue preoccupazioni per la differenza di età. E’ capitato che Gianni Morandi, cantante e showman rispettato sui sessanta, si sia messo in mutande in diretta tv il sabato sera per protesta contro le becere nuove leggi dell’audience che non lo premiavano. Si legge continuamente — anche questa estate, anche peggio—che Flavio Briatore, boss di qualche successo della scuderia Renault sui cinquantacinque, villeggia in Costa Smeralda esibendo fanciulle, azzuffandosi con modelle, insultando malcapitati, venendo denunciato perché non paga il conto al ristorante. E’ meno triste che sentire lamentarsi 007, ma insomma. Tra l’altro: proprio in Costa Smeralda tra pochi giorni sarà il primo anniversario della bandana, quella scenicamente portata da Berlusconi per coprire un trapianto di capelli. Ma quella è un’altra storia, e poi Sean Connery non lo farebbe, neanche adesso.