«Leviamoci di torno quell'albero». Un fusto frondoso. Anche troppo. Maestoso, garante di ombra e frescura. Ma ingombrante. Attorno al quale sostano ogni anno, peraltro, centinaia e centinaia di autoveicoli.
Ora l'autorevole dirimpettaio ha deciso di dire basta, brandendo la sua bacchetta e invocando un intervento risolutore: prima le matite di ingegneri e tecnici, e poi le ruspe, se non la motosega per rispetto degli ambientalisti.
Non è la tipica provocazione estiva, ma la proposta del Teatro Sociale di Como per rilanciare un'area tra le più prestigiose del capoluogo lariano. «Spostiamo l'albero di piazza Verdi. Impedisce di leggere correttamente l'architettura del Teatro Sociale». Parola del presidente dell'As.Li.Co, l'associazione lirico concertistica che gestisce da due anni il Sociale di Como, il direttore d'orchestra Bruno Dal Bon.
«Ne ho parlato di recente anche con il sindaco di Como, Stefano Bruni, che ha preso in considerazione il problema e ne comprende la gravità. E ne ho parlato anche con il presidente della Famiglia Comasca Piercesare Bordoli».
Lo spazio tra l'abside del Duomo, il Teatro Sociale, i giardini confinanti con la stazione a lago delle Nord e la 'dirimpettaia' piazza del Popolo con il gioiello della Casa del Fascio di Giuseppe Terragni, è in effetti un unicum architettonico.
«Per valorizzarlo - sottolinea Dal Bon - occorre ripensare appunto tutta l'area, partendo da piazza Verdi e dal suo centro. Albero e parcheggio sono un impedimento oggettivo alla fruizione dei monumenti e anche al loro utilizzo pratico. Per lanciare al meglio la prossima stagione teatrale, ad esempio, avevamo pensato a grandi stendardi sulla facciata neoclassica del Sociale, ma abbiamo deciso che sarebbero stati inutili. Appena ci si allontana dal palazzo, l'albero impedisce la lettura della facciata».
La riqualificazione dell'area è una costante nella riflessione urbanistica a Como. Qualche anno fa ci fu un concorso di idee lanciato dal Comune, e di recente, in occasione delle celebrazioni del centenario di Terragni, piazza Verdi e piazza del Popolo furono chiuse al traffico, un esperimento senza precedenti.
«Ripensare piazza Verdi partendo dall'albero e dal parcheggio è una buona idea - dice il presidente del Comitato Nazionale per il Centenario, Attilio Terragni. Il 18 aprile del 2004 per l'inaugurazione dell'anno di Terragni l'area ha cambiato volto, senza auto. Tutti sono rimasti straordinariamente colpiti dal dialogo virtuoso tra l'architettura di tre epoche diverse e il panorama naturale della montagna di Brunate. È un paesaggio che potrebbe ospitare molti eventi e noi l'abbiamo verificato con le nostre installazioni multimediali per il centenario, ospitando musicisti e artisti del cinema. Pensando a Locarno, è la nostra 'piazza Grande' ci si potrebbe immaginare un festival. Molto meglio dello stadio Sinigaglia o di piazza Cavour. È la piazza più bella di una città di medie dimensioni di tutto il Nord Italia, per scenario e superficie. Ma sono perplesso sulla fattibilità nell'immediato. Sogno sempre a occhi aperti, ma a Como temo che gli occhi siano ben chiusi».
Uno dei problemi aperti è anche la ferrovia che taglia in due lo spazio tra i monumenti. «Andrebbe regolamentata - dice Terragni - Ma è pur sempre una stazione d'arrivo con la piazza a lago. Va ripensata nel contesto generale».
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