Lei è brillante come al solito, ma “Variazioni sul cielo” è uno spettacolo brutto.
Dispiace dirlo, ma lo spettacolo di Margherita Hack delude. "Variazioni sul cielo" doveva essere l’appuntamento clou del Perugia Science Festival, che non a caso gli aveva riservato la serata d’apertura, ed in effetti il teatro Morlacchi, ieri sera, s’è riempito o quasi. Serata calda di settembre, col centro che brulica di gente ed una buona dose di curiosità in tutti quelli ritrovatisi a teatro per capire come col teatro si possa mai conciliare l’astrofisica.
Ebbene, a ben vedere male. Almeno nella fattispecie è così. Perché lo spettacolo ideato e diretto da Fabio Massimo Iaquone è brutto. Noioso, senz’altro. Lento, cupo, perennemente oscillante tra la banalità (“qualcuno ha rubato la luna”, “ho lanciato sassi alle stelle e non ne ho colpita neanche una”) e l’ermetismo. Di cos’è che, a un certo punto, dissemina il palcoscenico l’unica attrice presente in scena, la monotòna Sandra Cavallini (la stessa che recita le battute suddette)? E cosa rappresenta il continuo liquido fluttuare dei tizi nudi nello schermo bluastro sullo sfondo?
No, l’intento è lodevole, i musicanti che appaiono ogni tanto bravini, ma nel complesso non ci siamo. Fortuna che ad un certo punto – e sarà passato già almeno un lunghissimo quarto d’ora – arriva la Hack, che è la grande comunicatrice di sempre, e che con la sua presenza e le sue parole riesce a convincere gli spettatori di non aver gettato completamente alle ortiche questa settantina di minuti. Lei è brillante e simpatica, racconta e spiega con un fare da vecchia zia ed un caschetto di capelli da bambina impertinente, cammina teneramente sul palcoscenico con le sue lunghe braccia penzoloni ed il passo incerto.
Dalla nascita dell’universo allo sbarco sulla luna, "Variazioni sul cielo" si ripropone di fare un excursus sui fondamenti dell’astrofisica, la scienza del come sono fatte le stelle, e grazie alla Hack, perlomeno, a qualcuna sarà venuta, o tornata, la voglia di prendere in mano qualche vecchio libro di scuola per farsi un’idea un po’ più precisa di come funzionino le cose la fuori.
“Facciamola senatrice a vita, la Hack è una grande poetessa del vivere civile”, propone alla fine la Cavallini, e lei sorride, quasi schermendosi, prima di scomparire, nella sua rosseggiante casacca, dietro le quinte. E la gente, all’uscita, firma, con tutto che lo spettacolo vale poco davvero Margherita Hack è un personaggio che sa scaldare i cuori e le menti, e l’idea che tra qualche mese possa finire a sedersi sugli scranni del Parlamento, tra tizi che per mestiere dovrebbero occuparsi della gestione del Paese, sinceramente sembra non poter dispiacere a nessuno.
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