Teatro

Teatro Officina: la rassegna 'Ho cura di Te'

Teatro Officina: la rassegna 'Ho cura di Te'

Due debutti alla rassegna "Ho cura di te" del teatro Officina di Milano con due spettacoli tratti da due autori contrapposti fra loro: LA MORTE DI IVAN IL’IC, adattamento teatrale dall’omonimo racconto di Lev Tolstoj e OMAGGIO AI MEDICI E AI MALATI dal “Malato immaginario” di Molière. Tema comune: la malattia e due modi di vederla! LA MORTE DI IVAN IL’IC “Se non cambierete il vostro modo di pensare morirete tutti allo stesso modo.” (Luca 13,1,5) Questo monito vale anche per Ivan Il’Ic e i suoi lettori. Questi uomini si sveglieranno solo quando moriranno davvero, ci dice Tolstoj. Se la loro vita è morte, il momento della morte sarà per loro la vita vera: e di quello avranno terrore fino alla fine, un grande terrore. Con ferocia e pena infinita, Tolstoj amministra questo sacramento della morte-verità. Se si fossero accorti prima che la morte non era alla fine, ma durante tutta la loro vita, quanto più intensa e gioiosa sarebbe stata la loro vita! Non tranquilla né decorosa, perché avrebbero vissuto in contrasto con tutto e con tutti, ma ne sarebbero stati felici, e l’idea della morte fisica non avrebbe mai suscitato in loro alcun orrore. Nel racconto scenico la parabola della vita di Ivan Il’ic viene scandita attraverso le stazioni di un doloroso calvario: il momento della gloria e del successo (“tutto torna a fiorire…..a fiorire!”), la caduta disastrosa, il lento declino che porta, attraverso una malattia inesorabile, a quella morte fino all’ultimo sofferta e subita, la “solita terribile paura”. E il vibrare di una luce intensa, nell’ultimo istante, ed è luce pura, pura gioia, perché - come dice Ivan Ili’c:”Tutto è stato come non avrebbe dovuto essere, ma non importa…Si può fare come dovrebbe essere.” OMAGGIO AI MEDICI E AI MALATI In queste pagine di altissima satira si celebra, in latino maccheronico, l’astratta medicina tradizionale che cura qualsiasi malattia allo stesso modo. Si decantano le virtù del figlio di un grande luminare, virtù inesistenti. Si ascoltano gli accenti di santa indignazione nei confronti di quei malati che offendono le qualità prestigiose dei medicinali non approfittando, come sarebbe giusto, delle loro virtù terapeutiche! Noi ci nutriamo di questo lieve e acido malumorismo. Molière rimprovera alla medicina di non essere ancora scientifica, di non fondarsi sull’esperienza e sulla sperimentazione; dei medici deride la colpevole ignoranza e la dabbenaggine che, nel caso specifico, spetta a loro ma che è di tutta la società, degli uomini ancora immersi nella nebbia delle superstizioni. E ridiamo, anche se 'de te fabula narratur'.