Lo spettacolo torna sul palcoscenico dopo 15 anni. La regista Sinigaglia guida Fausto Russo Alesi in un percorso «a piedi»
Due giovani, classe 1973, Fausto Russo Alesi e Serena Sinigaglia; una grande istituzione teatrale, il Piccolo Teatro; un indimenticato, indimenticabile artista, Giorgio Gaber.
Tre elementi che si combineranno, dal 6 maggio, sul palcoscenico, carico di storia, del Teatro Grassi, dando nuovamente respiro a «Il Grigio», che Gaber scrisse, a quattro mani, insieme a Sandro Luporini, verso la fine degli anni ottanta. Con gli stessi musicisti - Carlo Cialdo Capelli, anche autore delle musiche, e Corrado Dado Sezzi - e la stessa scenografia - pensata proprio da Gaber, insieme a Daniele Spisa - si rinnova il miracolo di ogni classico: la sua intramontabile attualità.
Nella carriera di Gaber, fino a quel momento punteggiata di parole, ma soprattutto di parole in musica, «Il Grigio» rappresenta la prima vera esperienza di prosa pura; una prosa che si costruisce intorno a uno sguardo più intimo, più attento ai sentimenti e all'interiorità, dopo quegli impegnatissimi anni settanta, che Gaber cavalcò all'insegna del teatro-canzone.
Una vera scommessa, quella del Piccolo, di Sergio Escobar, di Luca Ronconi che hanno scelto di affidare l'arduo compito a due giovanissimi, anche se già consacrati come talenti da un lungo elenco di prestigiosi premi e da una già denso e significativo percorso professionale.
Dichiara il direttore del Piccolo a questo proposito: «Convinti che sia la scelta migliore, abbiamo affidato a Serena e a Fausto il compito di mettere in scena un nuovo "Grigio", che fosse sempre quello spettacolo senza una canzone che Gaber considerava il suo più musicale, ma che rappresentasse anche un ponte gettato sull'oltre. Abbiamo voluto dimostrare che un artista come Gaber è già "classico" e come tale, può essere portato in scena da un'altra artista, di quarant'anni più giovane, che con lui non ha in comune nessuna "appartenenza" ma si è innamorata del profondo senso del teatro che impregna di sé questo testo». Di tanto gravosa investitura dice la regista: «Per me e per Fausto è un onore essere al Piccolo Teatro, ma allo stesso tempo ha significato una responsabilità grandissima. In Italia i teatri prestigiosi non sono soliti affidare produzioni importanti a giovani. Siamo alle prese con una situazione strana, insolita: ci misuriamo non solo con un testo, come avviene sempre a qualsiasi regista e attore, ma dobbiamo fare i conti con la memoria, vividissima, di uno spettacolo e di un interprete come Gaber. La scelta per noi più ovvia è stata quella di "camminare" il testo, di percorrerlo "a piedi", lentamente. Perché a piedi si guarda con più attenzione a ciò che ci circonda. Fuori di metafora, abbiamo cercato di essere semplici, di togliere, alleggerire il più possibile: abbiamo fatto sparire tutti gli arredi, lasciando uno spazio evocativo, mai descrittivo, dove il corpo di Fausto potesse "camminare il testo", vivere il testo, incarnare quell'uomo, quella condizione, quei sentimenti», la bizzarra storia di un uomo che dal duello con lo scomodo ospite del suo nuovo appartamento, un topo appunto, fa germogliare, sfiorando a tratti la soglia dell'ossessione, un'impietosa ma sempre ironica riflessione sulla propria vita e sulla propria persona.
«Il Grigio» torna a Milano, con un nuovo volto, una nuova voce e una promessa di continuità, dopo quasi quindici anni. Il 6 dicembre 1988, infatti, il suo debutto al Teatro Carcano inaugurò un folgorante triennio di tournèe, nel quale lo spettacolo contò qualcosa come 250 repliche, una quarantina di piazze e oltre 210.000 spettatori.
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