INDIMENTICABILE DON GIOVANNI
Nell’ambito della stagione sinfonica di Santa Cecilia, “Progetto K – 2006 Anno Mozartiano”, è andato in scena in forma di concerto Don Giovanni, forse il migliore ascoltato in Italia in questo anno.
Ogni volta che ascolto quest’opera rimango sempre colpito dalla incredibile attualità del libretto e della partitura, soprattutto pensando ai comportamenti che si ripetono a tutt’oggi: chi di noi non seguirebbe Don Giovanni in capo al mondo? Non serve pensare alle sue dimenticanze, al suo infinito egoismo, alla sua assoluta inaffidabilità, al baratro tra quello che sente nel cuore e quello che dice a parole. Tutti sono irretiti dal suo fascino, non solo Donna Anna, Donna Elvira e Zerlina, ma anche Leporello, soprattutto Leporello, lui che vorrebbe essere uguale a Don Giovanni, lui che vede Don Giovanni come il suo unico possibile complemento, il suo unico possibile completamento. Come ebbi occasione di scrivere nella mia recensione all’originale Don Giovanni del Carlo Felice con la regia di Davide Livermore, chi di noi non si è innamorato almeno una volta nella vita di un Don Giovanni archetipico? E nonostante ciò, nonostante la fregatura, nonostante le imposizioni al proprio cuore che non succederà mai più, succede di nuovo e ogni volta è sempre peggio? Infatti Antonio Pappano dal podio sottolinea questa linea drammatica della partitura, calcandola in modo sapiente e personale.
Tutto è valido e palpabile in questo spettacolo di Santa Cecilia, di rara perfezione. Anzitutto bisogna riferire che “in forma di concerto” è, in questo caso, un termine riduttivo, perché i cantanti, movendosi nello spazio del palco e con una curata gestualità, non hanno assolutamente fatto sentire la necessità di scene e costumi. Un cast ottimo, un coro di livello e un’orchestra perfetta nelle mani di un grande come Antonio Pappano hanno fatto di questo concerto un evento memorabile, dirigendo tutti con sicurezza estrema e sensibilità, dimostrando grande senso del teatro musicale e conoscenza delle voci come pochi. Come dicevo Pappano ha da subito, con l’overture, trasmesso la sua cifra stilistica, uno spessore inquietante, dirigendo un’opera dai toni a volte allegri e giocosi ma comunque sempre dominata dall’elemento drammatico.
Bene ha fatto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a decidere di essere presente, prima uscita ufficiale dopo l’elezione al Parlamento. Il suo ingresso è stata la prima emozione, la sala gremita, tutto il pubblico in piedi e plaudente, la prima ovazione di una serata che di ovazioni è stata prodiga.
Gerald Finley è stato un Don Giovanni adeguato nella voce e nel fisico, anche se ha pagato lo scotto di avere vicino un Ildebrando D’Arcangelo – Leporello in stato di grazia. La voce di D’Arcangelo è quella che conosciamo, una delle più belle voci di basso in circolazione, per colore e per duttilità, vibrante e coinvolgente. Quello che ha fatto la differenza è stata la sua capacità attoriale, fra gli esempi infiniti vorrei ricordarne alcuni: Don Giovanni gli dice “Zitto, mi par di sentir odor..” e Leporello di odora le ascelle, poi Don Giovanni aggiunge “Odor di femmina” e Leporello strabuzza gli occhi pensando che sia il suo odore quello che sente il padrone; all’inizio del catalogo ha in mano un gran librone, ma al momento di leggerlo si accorge che lo tiene al contrario e lo rigira; per tener testa a Masetto (che lo supera in altezza di molti centimetri) sale su una sedia, poi nel tentativo di trascinarlo via lo prende per un braccio e tira tira senza smuoverlo di un soffio.
Monica Bacelli ha prestato a Donna Elvira la sua voce scura e vellutata, emissione salda e sicura, disinvolta nelle colorature (“In quali eccessi o Numi” da ricordare, in una prestazione di livello altissimo). Carmela Remigio è stata una Donna Anna appassionata e disperata, straordinaria nel tono drammatico del duetto quando riconosce nella voce di Don Giovanni quella dell’uomo che le ha ucciso il padre, ardita e perfetta nei vocalizzi nella chiusa di “Non mi dir, bell’idol mio”. Il bravo Matthew Polenzani ha raggiunto l’apice con il suo Don Ottavio cantando con incredibile partecipazione sentimentale e voce vibrata le due splendide arie “Dalla sua pace la mia dipende” e “Il mio tesoro intanto andate a consolar”, in entrambe il cuore degli spettatori non ha potuto non sussultare. Con loro la Zerlina di Patrizia Biccirè, il Masetto di Darren Jeffery e l’altissimo Commendatore di Mario Superi.
Innumerevoli e lunghi applausi a scena aperta, ovazioni alla fine: un trionfo, per tutti. Meritatissimo.
Visto a Roma, Auditorium – Sala Santa Cecilia, il 13 maggio 2006
Visto il
al
Fondazione Accademia Nazionale di Santa Cecilia
di Roma
(RM)