POVERA MARIA STUARDA!!! M…

POVERA MARIA STUARDA!!!
 
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POVERA MARIA STUARDA!!! Ma come ha fatto il teatro dell’Opera a prendere un allestimento di Maria Stuarda brutto come quello del teatro Donizetti di Bergamo? Davvero non ce n’erano di migliori in Italia o in Europa? Povera Maria Stuarda! La scena è fissa per tutti gli atti. Una cancellata a sinistra dietro cui c’è il coro, tanto da chiedersi se sono i coristi a stare in gabbia oppure se loro osservano da fuori quello che succede nella gabbia. Un muro di pietre grigio piombo a destra. Un fondo scuro che si apre a squarci lasciando intravedere una parete più chiara. Colori dominanti nelle luci: il primo atto è blu, il secondo è verde, il terzo è prima rosso, poi bianco, chissà poi perché. Inesistente la regia, di totale stasi per coro e cantanti, niente oltre le didascalie dell’autore (che qui non bastano a delineare vicenda e caratteri). Unica invenzione, assolutamente fuori luogo, la scudisciata che Maria sferra contro Elisabetta nel bosco, al momento della celebre e sanguigna invettiva (“Ah! No, no! Figlia impura di Bolena, parli tu di disonore? Meretrice indegna e oscena, in te cada il mio rossore. Profanato è il soglio inglese, vil bastarda, dal tuo pie’”). Deludente la prova dell’orchestra, guidata da Riccardo Frizza e ancor più deludente il coro, seppure non particolarmente rilevante nell’economia dell’opera. Mediocre il cast. Ha brillato Mariella Devia come protagonista, nonostante abbia cantato con la febbre a 38: il suo debutto nel ruolo è non solo convincente, ma addirittura ottimo nei risultati e il pubblico le ha meritatamente tributato tanti applausi a scena aperta e un’ovazione personale alla fine, una Maria aristocratica e donna innamorata, volitiva e non rassegnata. Ha convinto (con riserve) Enkelejda Shkosa nel ruolo di Elisabetta, sebbene la sua voce da mezzo ha un po’ faticato in alcuni punti in cui la partitura sembra più avvicinarsi al timbro sopranile. Assolutamente inadeguato il Roberto di Claudio Di Segni: voce insufficiente per volume, timbro non affascinante, estensione limitata, registro centrale buono, registro alto stiracchiato e stridulo, ha cantato in modo monocorde dimenticando la tessitura. Con loro Enrico Turco (Talbot), Dario Solari (Cecil) e Esther Andaloro (Anna). Visto a Roma, teatro dell’ Opera, il 30 marzo 2006