La Compagnia Koros, attraverso un lavoro di sperimentazione della danza contemporanea, ha messo in scena “Platero ed Io”, uno spettacolo ispirato all’omonimo romanzo di Juan Ramon Jimenez. Emerge da subito che il lavoro coreografico non vuole essere una ricostruzione narrativa del racconto: l’obiettivo che s’intende perseguire è quello di evocare gli stati emozionali che si ritrovano nel testo.
La Compagnia Koros è da sempre impegnata nella ricerca degli aspetti innovativi della danza, liberandola dagli stereotipi che le sono propri e cercando di rivelare nel movimento del corpo l’evoluzione di un pensiero. Si tende alla ricerca di un nuovo linguaggio coreutico in cui dare ampia rappresentazione alle idee.
Un plauso va alle quattro danzatrici della Compagnia che abilmente, con estrema passione e attitudini fisiche hanno eseguito una coreografia talvolta lineare e continua, talvolta irrequieta, vigorosa ed incalzante i cui movimenti sono enfatizzati dalle musiche che si susseguono e che accompagnano i corpi danzanti.
Ciononostante, la coreografia non è espressa al meglio: il filo conduttore dello spettacolo è complesso (dov’è il ciclo delle stagioni?) e difficilmente si comprendono gli stati emozionali tratteggiati nel testo. Il lavoro colpisce l’attenzione dello spettatore ma la sua estrema innovazione non approda all’obiettivo prefissato. La trama resta oscura e anche le sensazioni a lei legate. Per di più, l’allestimento dei brani di chitarra classica tende a rallentare l’esecuzione coreografica, cosicché lo spettacolo risulta discontinuo e l’attenzione cala.
D’insieme, lo spettacolo è sufficiente ma nella sua realizzazione tecnica e artistica non si è badato alla comprensione dell’esecuzione anche ai “non addetti ai lavori”, di tanti che, pur non essendo esperti della materia, amano la danza in ogni sua forma e vogliono emozionarsi. Chi, se non loro, paga il biglietto per assistere allo spettacolo!?!
Napoli, Teatro Elicantropo, 8 maggio 2008
Visto il
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(NA)