Cinema

AL NAPOLIFILMFESTIVAL ARRIVA OZPETEK, IL CINEASTA UMANISTA

AL NAPOLIFILMFESTIVAL  ARRIVA  OZPETEK, IL CINEASTA UMANISTA

“È la prima volta che mi si dedica una retrospettiva, e ne sono orgoglioso”. Così Ferzan Ozpetek al NapoliFilmFestival ha salutato prima la stampa poi il suo pubblico, accorso numeroso a conoscerlo, in occasione dell'inaugurazione della retrospettiva dedicatagli. Ozpetek appare ironico, sensibile, dolce e forte come i personaggi e lo spirito dei suoi film, ed infatti dice “I miei film parlano di me, del mio mondo”, quindi rivela una serie di episodi di vita vissuta, che spiegano la genesi di sceneggiature diventate culto per tutti coloro che si ritrovano in quei personaggi che vivono un quotidiano fatto di passione, dolore, crescita, ma anche di piaceri piccoli come una cena tra amici. “Mi ritengo un uomo fortunato- dice- ho avuto ed ancora mantengo grandi amicizie, belle storie d’amore, affetti che mi fanno essere ottimista nei confronti dell’uomo” Attualmente è al lavoro per un nuovo film che scardina un po’ il suo abituale modo di lavorare “Per la prima volta lavoro ad un soggetto non originale, si tratta, infatti, di un adattamento da un noto romanzo,per la prima volta non scrivo la sceneggiatura con Gianni Romoli, e per la prima volta un mio film uscirà a solo un anno di distanza dal precedente, e non due come è sempre accaduto finora.” Appare lusingato per essere stato coinvolto in questo importante progetto, ma allo stesso tempo spaventato dalla diversa dimensione lavorativa, infatti l’impressione che ne viene fuori, del Ferzan professionista, è quella dell’uomo abituato a lavorare in armonia con persone con cui instaura un rapporto personale forte, autentico, e per il quale la condivisione e la ritualità del lavoro è fondamentale. “Non scelgo gli attori attraverso provini, preferisco parlare con loro, conoscerli umanamente. Quando il cast è completo sono solito convocarlo a casa mia, per una lettura integrale della sceneggiatura, come si fa in teatro, perchè tutti devono conoscere tutti, ed essere partecipi della storia e della costruzione del film. Quando giro spesso coinvolgo anche le maestranze, come è capitato per “Saturno contro”, quando durante una discussione su un dialogo chiesi un parere all’elettricista che lavorava in quel momento sul set”. Parlando del suo modo di selezionare gli attori, come non chiedergli della sua attrice icona, Serra Yilmaz “Serra è un’attrice di teatro molto nota in Turchia. Abbiamo lavorato insieme in quattro film. Forse ora è il momento di separare le nostre strade, altrimenti rischio di diventare il suo limite. Infatti tutti cominciano ad identificarla esclusivamente con i miei film, e non è giusto.” Tanti i suoi punti di riferimento nel cinema italiano di ieri e di oggi, da Vittorio De Sica, per il modo semplice ed allo stesso tempo meticoloso nell’affrontare il lavoro di regista, e per la sua capacità di creare capolavori anche quando gli si chiedeva di realizzare film commerciali, a Troisi, con cui ebbe la sua prima esperienza sul set “Ero assistente volontario nel film “Scusate il ritardo”, gli portavo il tè col biscotto, che era solito consumare il pomeriggio, ed avevo tanti piccoli incarichi simili. Non riusciva a ricordare il mio nome, quindi mi chiamava Verza, come un giocatore che militava allora nel Napoli”. Ricorda poi gli anni da aiuto regista di Ricky Tognazzi e di Marco Risi, e fu proprio quest’ ultimo che poi gli produsse il primo film “Il Bagno Turco”. “Nessun Festival voleva quel film, a Berlino fui persino umiliato per come l’avevo girato, poi, inaspettatamente, a Cannes mi inserirono nella prestigiosa sezione del festival Quinzaine des Réalisateu. Ancora più inaspettata fu la fila che vidi fare al pubblico per vedere il film.” Poi vennero “Harem Suare”, la cui realizzazione fu osteggiata dal governo turco per il tema, a loro dire, scabroso del film precedente, quindi “Le Fate Ignoranti”, che gli portarono, attraverso un passaparola fitto ed appassionato, la fama ed il successo, consacrato, due anni dopo, da “La Finestra Di Fronte”, che gli valse premi ed encomi da parte di pubblico e critica, che sembrarono voltargli le spalle quando poi realizzò, nel 2005, “Cuore Sacro”, “Anche se adesso –dice- in molti lo definiscono il mio film migliore”. Con “Saturno contro” uscito lo scorso febbraio, Ozpetek è tornato ai temi a lui cari, quali l’amicizia, il cambiamento, l’accettazione, la passione, e la morte, ed a tal proposito cita uno dei suoi “maestri putativi”, Elio Petri “Tutto quello che facciamo nella nostra vita è per allontanare l'idea di morte”. E lui lo fa girando film che coinvolgono per forma e per contenuti un pubblico quanto mai variegato, che va dai più giovani ai più anziani, dagli omosessuali, che si vedono spesso rappresntati in maniera schietta e senza luoghi comuni nè retorica, agli eterosessuali, di cui racconta le crisi e le passioni, e non si può non leggere l’appagamento nei suoi occhi vivaci ed attenti quando dice “Per me girare un film e condividere con il pubblico le emozioni che suscita è la cosa più bella al mondo”