Ci sono tante cose da dover accettare per godersi il film.
Innanzitutto il gioco: uno strano rapporto epistolare a distanza "temporale" fra i due protagonisti, poi la sdolcinatezza a volte eccessiva dei dialoghi, la scontatezza della trama e quindi del finale ed infine i paradossi dei film basati sui giochi con il tempo (tanto ben riusciti nella trilogia di ritorno al futuro, quanto pastrocchiati qui).
La trama ruota tutta attorno a questa casa nel lago, costruita dal padre (Christopher Plummer), noto architetto di Chicago di fama internazionale, di Alex Wyler (Keanu Reeves), anche lui architetto, che invece si dedica alla costruzione di villette a schiera.
Casa, amata-odiata da Alex, che viene affittata dopo qualche mese di permanenza alla neo dottoressa Kate Forester (Sandra Bullock), che lui non conosce e che a sua volta l'abbandona dopo due anni.
E qui inizia lo scambio epistolare, attraverso la cassetta della posta della casa, tra lei che scrive a quello che pensa sia il nuovo inquilino e lui, che invece è appena arrivato in quella casa... due anni prima.
Poco chiaro, eh? Lo sviluppo è anche peggio.
Nota positiva, invece è la scelta registica per il terzo protagonista del film: i palazzi di Chigago (con la casa sul lago in testa), che con una serie di inquadrature e riferimenti, accompagnano i protagonisti lungo tutta la vicenda.
Per quanto riguarda la recitazione dei due divi hollywoodiani, niente da dire, nei loro standard, a parte 30 secondi "veri" del protagonista bravo-ma-mono-espressione di Matrix .
Quando Kate gli fa avere, tramite la magica cassetta della posta, un libro dedicato al padre, appena deceduto nel presente di Alex, alla vista di una foto di Alex con il padre (e la casa!), Keanu Reeves scoppia in un pianto sincero, fuori dal suo solito clichè. Bravo per questo.
Insomma. Film per i romanticoni, che hanno volgia di sognare per 1 e 40, senza troppo pensare a quello che stanno vedendo.