Con il Giulio Cesare in Egitto, dramma musicale in tre atti basato su libretto di N.M. Haym (adattamento di quello di G.F. Bussani per musiche di Antonio Sartorio, Venezia 1676), Händel crea un'opera imponente, forse quella più ambiziosa.
Vi lavora infatti per un tempo insolitamente lungo, inserendo più arie solistiche dell'usuale - nel febbraio 1724 al King's Theatre di Londra, può contare sulla pirotecnica vocalità del Senesino e l'ammirevole eloquenza della Cuzzoni - mettendo in campo un variegatissimo strumentale, ricco di timbri e colori, con arpa, tiorba, viola da gamba, flauti oboi e corni a punteggiarlo. Non a caso, sull'onda della Händel-Renaissance è divenuto il titolo suo più rappresentato. Affidata l'opera venne poi parzialmente rielaborata per le successive riprese del 1725, 1730 e 1732, adattandola alle compagnie in scena.
Un capolavoro händeliano per aprire la stagione
Il Teatro Alighieri di Ravenna sceglie Giulio Cesare per inaugurare la stagione lirica 2025 affidando l'operazione ad Ottavio Dantone ed all'Accademia Bizantina per la componente musicale, e a Chiara Muti per quella scenica.
Il maestro pugliese utilizza una nuova edizione critica di Bernardo Ticci - basata sul manoscritto primigenio - operando alcuni piccoli tagli e adottando personali scelte sullo strumentale, come sostituire il violino obbligato con un flauto a becco per dar voce all'augellin con cui un Cesare infatuato rivaleggia in gorgheggi nell'aria «Se in fiorito ameno prato».
La partitura händeliana - grazie anche ad un appropriato insieme vocale – viene riletta con vivace articolazione agogica, ed uno scattante dinamismo che tiene sempre in tiro la tensione drammatica, mentre alla luminosa tavolozza di tinte sonore provvede l'ottimo ensemble strumentale da lui combinato e diretto.
Una drammaturgia ricca e vivace
Da parte sua, Chiara Muti elabora uno spettacolo fantasioso e immaginifico, spinto ad un continuo movimento; ed evita le staticità del teatro barocco avvantaggiandosi con fine creatività d'uno stuolo di mimi-attori pressoché onnipresenti in scena.
La drammaturgia è ricca di buone intuizioni: rappresentare per esempio Tolomeo come uno strambo bamboccione – un Nerone capriccioso - faticosamente tenuto a bada dai suoi domestici, o il giovane Sesto nei panni di un Amleto smanioso di vendicare il padre Pompeo. Altra citazione shakeasperiana, Cesare trasmutato in Bottom – il tessitore dalla testa d'asino del Sogno d'una notte di mezza estate - nella scena della seduzione di Lidia/Cleopatra.
Insolita, in due distinti momenti, la scelta di anticipare visivamente le fini tragiche di Cesare di Cleopatra: l'uno ucciso dai congiurati, l'altra suicida per il morso d'un aspide. Immagini ovviamente assenti in una vicenda collocata sulle sponde del Nilo, ma che nel quadro generale assumono un buon valore drammatico.
Nelle scabre scenografie di Alessandro Camera, su cui scendono le ragionate luci di Vincent Longuemare, spicca una gigantesca testa di Cesare, variamente scomposta e ricomposta. Raffinati e curatissimi i costumi di Tomaso Lagattola: d'un severo nero per i romani, candidi per gli egizi.
Tre protagonisti d'eccellenza
Il title role tocca a Raffaele Pe: valida scelta, poiché il controtenore lodigiano offre ammirevoli colori timbrici, gioca agevolmente sulle colorature, esprime un'ampia paletta di espressioni emotive. Marie Lys infonde alla sua Cleopatra una grazia maliziosa ed un canto sopranile accattivante, spigliato e vaporoso.
La tragicità di Cornelia trova nel contralto Delphine Galou un testimone attendibile, per aderenza psicologica e indiscutibili qualità canore, anche se preferiremmo per questo difficilissimo ruolo una voce più bronzea e vellutata. Filippo Mineccia affronta Tolomeo con voce piena, corposa, agile, e massima bravura attoriale.
Espressivo, solido, sicuro è l'Achilla del basso Davide Giangregorio. Il giovane ed impulsivo Sesto trova in Federico Fiorio un interprete ideale. Apprezzabili, in parti non proprio secondarie, Andrea Gavagnin quale Nireno e il baritono Clemente Antonio Daliotti come Curio. Così, alla fine i controtenori arruolati da Dantone sono ben quattro. Ripresa dal vivo, l'intera opera è rivedibile online per sei mesi sul portale OperaStreaming.