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MOLTO RUMORE PER NULLA

Molto rumore per nulla: tra il potere della parola e il conflitto di genere

Lodo Guenzi
Lodo Guenzi

Molto rumore per nulla, firmato da Veronica Cruciani - che ha curato anche l’adattamento insieme a Margherita Laera - è uno spettacolo leggero e piacevole, fedele all’essenza del testo originale e al messaggio insito nel capolavoro del Bardo - che nonostante sia stato scritto alla fine del '500 riesce a dialogare efficacemente con la contemporaneità.

Molto rumore per nulla è uno dei testi più conosciuti di William Shakespeare, una commedia degli equivoci che con ironia e arguzia mette in scena intrecci e passioni umane: una storia giocata sul potere delle parole, dell'interpretazione e della narrazione, dove il confine tra verità e falsità è sottile e labile, o meglio sono due versioni di una stessa realtà.

Come molte delle commedie di Shakespeare, si tratta di una storia costruita su scambi di persona, intrighi, duelli e giochi di parole e basata su una serie di inganni: alcuni in cattiva fede, altri invece mossi dalle migliori intenzioni.

Il potere del linguaggio e la disparità tra uomo e donna


Molto rumore per nulla è la commedia shakespeariana che più è giocata sull’uso delle parole o sugli equivoci da esse generati ed è il titolo stesso a suggerirci che si tratta di puro divertimento, innocuo e senza conseguenze: molto rumore, molte parole, per non dire nulla.

Ma anche in questo caso, come spesso accade, Shakespeare ci inganna piacevolmente: ci presenta una commedia all’apparenza leggera e divertente, ma capace di toccare questioni complesse e irrisolte, come il modo differente con cui vengono trattati nella società uomini e donne e la disparità di potere che hanno e subiscono le donne.

Considerata tra le commedie più “attuali” di Shakespeare, poiché vi è un tentativo di dare egual valore e peso ai personaggi maschili e femminili - aspetto originale rispetto ad altre opere shakespeariane, in questo testo infatti troviamo un rapporto più equilibrato tra uomini e donne, che risulta evidente anche dalla vivacità e ironia dei dialoghi.

Infatti nello spettacolo accanto al potere del linguaggio, un’altra tematica importante è la disparità di genere, ancora tristemente attuale. Basta infatti una falsa diceria, nata dall’inganno, a far dubitare la quasi totalità del mondo maschile dell’onestà di Ero e a rovinare la sua reputazione, calunniandola pubblicamente sull’altare.


L’oggettivazione della donna da parte dell’uomo e la pretesa di controllo sul suo corpo sono sempre stati e lo sono tutt’ora, purtroppo, strumenti di discriminazione e sopraffazione che perpetuano la visione profondamente maschilista e patriarcale della società.

La Cruciani rivolge una particolare attenzione al tema del femminile, dando più spazio e consapevolezza a quei personaggi femminili come Ero e Antonia, che nella versione originale hanno un ruolo marginale. La tematica femminile viene qui messa in evidenza con garbo ed equilibrio, senza forzature, emergendo in maniera naturale e spontanea, ma efficace.

Si osa ma non troppo

L’adattamento di Veronica Cruciani e Margherita Laera rende il testo facilmente accessibile e contemporaneo, tematiche come le ingiustizie subite dalle donne, il conflitto nato dall’incomunicabilità tra uomini e donne e la paura nel vivere e gestire con serietà i propri sentimenti e quelli altrui sono ancora terribilmente attuali e ci riguardano da vicino. Un cast affiatato e divertito rende lo spettacolo dinamico e gradevole, dal ritmo incalzante.

La scelta di attualizzare l’opera, raccontando una storia coerente con l’epoca contemporanea, probabilmente nasce dalla volontà di avvicinare un pubblico che abitualmente non frequenta Stratford-upon-Avon, facendolo divertire e riflettere - e credo che questo intento sia stato raggiunto. 

Detto ciò, la sensazione percepita è che questa volontà di osare per attualizzare l'opera, mescolando elementi pop e contemporanei, come il monopattino con cui entra in scena Benedetto oppure la bottiglia di birra, sia un tentativo solo abbozzato, non portato fino in fondo, evocato e quindi, rimanendo in una dimensione ibrida e sospesa, non totalmente riuscito.

Visto il 19-01-2025
al Duse di Bologna (BO)